La Fontana delle Naiadi, erotismo d’altri tempi
"A la stazzione mo’ c’è un funtanone/ che ‘no scurtore celebre ha guarnito/ ce stanno quattro donne a pecorone/ co’ ‘n omo immezzo che fa da marito!/ Com’è alegro quer gigante/li tramezzo a tutte quante!/ Lo schizzo in mano/ j’annaffia a tutte quante er tamburlano". Così recitava uno stornello "der sor Capanna", in voga a Roma agli inizi del secolo scorso, sulla fontana delle Naiadi al centro dell’attuale piazza della Repubblica, ironizzando sulle polemiche che avevano accompagnato la sua decorazione scultorea, concepita da Mario Rutelli: quattro giovani figure femminili (Oceania, Ondina, Nereide e Naiade), completamente nude, i cui corpi bagnati dall'acqua risplendevano prosperosi al sole. La mostra originaria dell’acqua Pia-Marcia che alimentava la fontana venne inaugurata il 10 settembre 1870, alle ore 17, alla presenza di Pio IX, il quale per l’ultima volta partecipò ad una manifestazione pubblica. Era presente alla cerimonia il conte Ponza di San Martino con il quale il pontefice si era incontrato nella mattinata per ricevere da parte del re Vittorio Emanuele II la lettera con cui si annunciava l’imminente ingresso delle truppe piemontesi a Roma. L’Osservatore Romano del 12 settembre, concludendo la descrizione della cerimonia, riportava: "Dopo un’ora circa di permanenza , il Santo Padre si tolse di là per restituirsi alla sua pontificia residenza, accompagnato dai voti, dagli applausi, dalle benedizioni di un’immensa folla, che voleva dargli così una solenne prova, nei tristi momenti in cui passiamo, della sua leale sudditanza, del suo profondo affetto". Diversa fu la voce di Pasquino: "Acqua Pia: oggi tua, domani mia". La Società incaricata, Anglo-Romana, era costituita dall’arch. Nicola Maraldi, Giovanni Enrico Faucett e Giacomo Shepherd. Nel 1885 la Società dell’Acqua Pia-Marcia per obbligo contrattuale con il Comune di Roma, fece costruire nel centro dei giardinetti di piazza delle Terme una mostra con 300 once d’acqua. Si limitò ad una gran vasca rotonda, a livello del suolo, ideata dall’ing. Alessandro Guerrieri dal cui centro si sprigionava un getto altissimo d’acqua a fiocco e tutt’intorno si rovesciavano 185 getti in ricurva di bellissimo effetto, ma di estrema semplicità. Difatti, in occasione della visita ufficiale di Guglielmo II, imperatore di Germania, per rompere la monotonia della linea della fontana, furono posti temporaneamente quattro leoni egizi in gesso e intorno un’aiuola. Solo qualche anno più tardi il nuovo governo decise di ristrutturare l'intera area, realizzando una fontana più grande sul luogo dove si trova adesso. Lo scultore palermitano Mario Rutelli propose - il Comune e la Società accettarono - che al posto dei leoni di gesso, rimasti ancora qualche tempo ad adornare la fontana, fossero poste quattro naiadi, ninfe dell’abbondanza e della serenità delle acque. Lo scultore preparò a Palermo i vari gruppi in bronzo: la ninfa dei mari con il cavallo; la ninfa dei laghi con il cigno; la ninfa delle acque sotterranee sdraiata su un rettile; la ninfa dei fiumi con il cavallo, tutte fuse dal fonditore romano, Oreste Cosetti. Nel 1900 i gruppi vennero trasportati a Roma e iniziò il lavoro di montaggio sulle piattaforme. Quando dal tavolato che recingeva la fontana s’intravidero i procaci nudi, sorse immediatamente un’aspra polemica sulla loro "immoralità", ritardandone l’inaugurazione da parte del Comune di Roma. Tre consiglieri capitolini l’8 settembre 1901 interrogarono il sindaco Colonna in merito alla nuova decorazione della Mostra dell’Acqua Marcia. La sera del 10 febbraio dello stesso anno, incuriosita dalle polemiche e dalle discussioni, una gran folla si era assiepata intorno allo steccato che copriva il cantiere di lavoro. In gran fretta venne chiamato Rutelli - che alloggiava nel vicino albergo Quirinale - e si diede l’avvio ad un’inaugurazione improvvisata. Discordi furono il giorno successivo i pareri dei quotidiani. Implacabile l’Osservatore Romano, che scrisse: "La fontana, tanto artisticamente, quanto moralmente è stata condannata". La fontana venne inizialmente circondata con una cancellata, ma fu un deterrente inutile, perché i giovani, provenienti dai diversi quartieri di Roma, continuavano a sostarvi per ammirare le formose Naiadi. L'ala conservatrice, fedele al vecchio governo papalino, si batteva per farle rimuovere, in nome della morale e della decenza. Il Comune prese posizione a favore dei contendenti "progressisti" e nel 1901 la cancellata fu finalmente tolta. La decorazione per il punto centrale e più alto della fontana doveva ancora essere realizzata. Rutelli preparò un gruppo scultoreo che comprendeva tre figure umane, un delfino e un polpo, avvinghiati in una lotta. In occasione dell'Esposizione Internazionale di Roma del 1911 il primo modello, realizzato in malta, fu posto in cima alla fontana in attesa di essere rimpiazzato con la versione definitiva in bronzo. Il gruppo fu accolto da commenti sarcastici e venne battezzato "il fritto misto di Termini": fu ricollocato nei giardini di piazza Vittorio Emanuele, dove decorava un laghetto, eliminato nei primi anni '70 a causa dei lavori per la stazione della metropolitana. Nonostante le condizioni critiche delle sue figure, delle quali molti dettagli sono ormai persi per sempre a causa della scarsa resistenza della malta e delle concrezioni, è stato recentemente restaurato per quanto era possibile ed è visibile nei giardini di piazza Vittorio, sul fianco del ninfeo dell’acqua Giulia. Ritenendo vuoto il centro del bacino superiore retto da basi a dadi, il Rutelli pochi anni dopo volle completare il motivo statuario della fontana con un secondo che ricevette migliore accoglienza: aggiunse nel centro la figura gigantesca di un tritone che lotta con un mostro marino dalla cui bocca spalancata si eleva in aria a un’altezza cospicua un potentissimo getto di acqua ricadente, spumosa, con un fantastico effetto quando è illuminata di notte dai riflettori laterali. Il nuovo gruppo, in cemento, inaugurato il 5 aprile 1911, fu sostituito in bronzo nell’agosto dell’anno successivo. |
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