L’imbarazzante oggetto da toilette che finì su una nobile tavola

 

 di Alessandro Venditti

Nella seconda metà del Settecento il potente cardinale Francesco Gioacchino De Bernis si stabilì a Roma, dove ricopriva la carica di ambasciatore del re di Francia Luigi XV. Andò ad abitare di fronte alla chiesa di San Marcello, nel grandioso Palazzo Simonetti, più tardi Boncompagni Ludovisi (oggi sede del Banco di Roma), che rimase celebre per i ricevimenti del galante prelato. La sua dimora fu chiamata “le carrefour de l'Europe”, perché tutta la nobiltà cosmopolita di passaggio per Roma vi era accolta con regale magnificenza.  La raffinatezza della sua tavola era così rinomata che Pio IX, quasi un secolo dopo, disse scherzando che, almeno per la cucina, il De Bernis doveva tenersi in concetto di santità.

Il cardinale, che non era uno stinco di santo ed era stato compagno di avventure di Giacomo Casanova, durante il suo soggiorno romano si innamorò di una bellissima nobildonna, la principessa Giuliana Falconieri Santacroce, che abitava nel palazzo di famiglia nella piazza oggi intitolata a Benedetto Cairoli. Il cardinale amava fare eleganti doni alla principessa ed ogni giorno le faceva pervenire, all’ora di pranzo, delicatissime vivande francesi cucinate con cura. Molto spesso la sera si recava a casa dell’amata, per giocare a carte, soprattutto a picchetto, che era molto in voga, e riusciva con ogni trucco a perdere sei zecchini d’oro. Si è potuto calcolare che, in questo modo, la fortunata principessa potesse vincere circa duemila zecchini l’anno, cifra che convinceva il marito a chiudere un occhio su un’amicizia un po’ troppo stretta.

Uno di questi doni fu, però, involontaria causa di una figuraccia per la bella principessa. Il cardinale le aveva fatto omaggio di un oggetto fatto venire apposta dalla Francia, un grande recipiente per abluzioni intime in argento massiccio. Non sappiamo se tale regalo sottintendesse un velato invito a lavarsi un po’ di più, ma di certo l’incantevole Giuliana non ne aveva mai visto uno. Infatti, dopo qualche giorno, durante un sontuoso pranzo in casa Santacroce, gli attoniti commensali si videro presentare sulla tavola da un compito cameriere vestito di tutto punto l’argenteo recipiente, che era stato scambiato per un vassoio da portata. All’interno, faceva bella mostra di sé una superba spigola arrosto. Naturalmente, nessuno degli invitati volle assaggiare la pur invitante portata e tutti la rifiutarono non senza imbarazzo, nonostante le insistenze della padrona di casa, stupita da un tale comportamento. Alla fine del pranzo, fu il cardinale ad assumersi l’ingrato compito di spiegare alla principessa la ragione dello strano atteggiamento degli ospiti, oltre che il vero uso di quel misterioso oggetto.


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