Homepage  Specchio Romano Chi Siamo Grandi Mostre Le pagine in PDF Gli Articoli Specchio Etrusco Link & Banner Audio & Video Email

 

Il medico pontificio Andrea Bacci certificò le virtù salutari

L’antica Acqua Acetosa, terapeutica e romantica

Alessandro VII fece costruire la Fontana-Ninfeo, prediletta da Goethe e luogo degli incontri amorosi tra Lodovico I di Baviera e la marchesa Marianna Florenzi

di Antonio Venditti

 

Un luogo ameno, immerso nel verde, vicino alla riva destra del Tevere, ideale per incontri romantici, sosta confortante per i viandanti che si accingevano a raggiungere Roma attraverso la Porta del Popolo e la via Flaminia, tutto ciò sembra suggerirci l'incisione di G.B. Falda del XVII secolo sulla fonte dell’Acqua Acetosa: "Un luogo quasi sacro e ricco di virtù cui dover dare una buona immagine". Una pianta settecentesca del Vasi comprende anche la sponda tiberina e la via che conduce a Roma.

L’Acqua venne conosciuta per la prima volta verso la metà del secolo XVI, come narra Andrea Bacci (1524 – 1603), celebre medico del tempo, archiatra pontificio, professore di botanica e farmacologia a Roma, che inserì la notizia nel discorso sulle Acque Albule, pubblicato nel 1567, specificatamente nel libro VI della sua opera, intitolatas "de Thermis". Dal tipico sapore acidulo derivò il nome dell’Acqua.

Paolo V Borghese (1605-1621) nel 1613 ordinò che venisse esaminata dai fisici, che ne riconobbero le caratteristiche salubri e medicinali, adatte all’uso pubblico.

Nello stesso anno il Pontefice fece costruire una semplice fontana in aperta campagna, presso Tor di Quinto, nel luogo in cui scaturiva questa sorgente di acqua acidulo-ferruginosa, ritenuta "renibus et stomacho spleni iecorique medetur mille malis prodest ista salubris aqua", come si legge ancor oggi nell’iscrizione, posta entro il timpano. Con queste parole il Pontefice intendeva elogiare le proprietà terapeutiche che l'Acqua Acetosa possedeva.

Fu però Alessandro VII Chigi (1655-1667), conquistato dall’efficacia dell’acqua, a dare maggiore prestigio alla fonte, facendo erigere nel 1662 l’attuale fontana-ninfeo.

La vicinanza con la via Flaminia e la Fontana di Giulio III e quella con la Porta del Popolo, su disegno del Bernini, dovevano essere, secondo Alessandro VII, gli l'elementi da tener presenti nell’elaborazione del progetto della nuova fontana: un ninfeo, che quasi sottolineasse la sacralità del luogo, costituito da un'esedra tripartita alla cui base si disponevano le tre vasche con le rispettive bocche d'acqua, mentre il coronamento si articolava con un timpano concavo.

Il progetto di quest'opera è stato per lungo tempo attribuito al Bernini per i riferimenti stilistici con Porta del Popolo. Si tratta, però, di un’attribuzione molto discussa. Si pensa che il progetto sia stato opera di Andrea Sacchi, che delegò la stesura dei disegni all'architetto Marco Antonio De' Rossi. Entrambi morirono prima della conclusione dei lavori, che furono portati a termine dal pittore Legendu.

Anche Clemente XI si interessò alla fonte dove nel 1712 fece eseguire opere di risanamento e pulitura delle condutture, avendo riscontrato durante l'inverno che la fonte veniva invasa dalle acque del Tevere. L’intervento è ricordato da un'epigrafe e da una serie di scale metriche poste in più punti per misurare la variazione del livello e la quantità d'acqua penetrata nella fontana. Un ulteriore restauro fu dovuto anche a Pio VII Chiaramonti (1800-1823).

Ancora prima dell'interesse dei Papi e dei principi, le virtù della fonte erano state scoperte dal popolo, solito scegliere la zona come meta di allegre scampagnate fuori porta. Tanto era gradita e nota l'Acqua da favorirne, a partire dalla seconda metà del XVII sec., anche il commercio con la nascita di uno specifico mestiere: quello dell'acquarolo, che caricava il carretto di fiaschi pieni dell’acqua per rivenderli poi lungo le vie di Roma, ad un soldo ciascuno. Annunciava il suo arrivo, gridando a squarciagola: "fresca, fresca l'acquacetosa, su pijatela sora sposa, quarche bene ve farà..".

Un mestiere ancora attivo a Roma nell’Ottocento, soprattutto nella primavera avanzata e d’estate.

Durante il suo soggiorno a Roma, a bere alla Fontana dell’Acqua Acetosa era solito recarsi la mattina, al levar del sole, Wolfgang Goethe, considerandola "una fonte d’acqua acidula, molto efficace in questo clima".

L’Acqua Acetosa fu anche luogo ideale per soste romantiche. Famose sono rimaste quelle del principe ereditario di Baviera, il futuro Ludovico I, che nella prima metà dell’Ottocento vi incontrò, in una in una delle sue abituali gite, la bella Marianna Florenzi, marchesa perugina, amata con passione ardente, nonostante fosse già sposato. Per rendere ancora più confortevoli i loro incontri, Ludovico fece piantare anche degli olmi a coronamento - che ancor oggi ombreggiano il luogo - e volle porre sul bordo esterno, al disotto dell’idrometro, due panchine in pietra, tuttora esistenti, come ricorda l’iscrizione in tedesco e italiano, dettata dallo stesso Ludovico I.

Del resto, come scriveva nel 1849 il Nibby, nella "Carta de’ dintorni di Roma", il percorso per giungere alla fonte era uno dei più suggestivi che la Campagna Romana potesse offrire: "A questa fonte conduce direttamente da Roma una strada che diverge a destra della via Flaminia circa un mezzo miglio fuori di porta del Popolo nella contrada denominata Papa Giulio: passa dinanzi la villa magnifica di Giulio III insigne lavoro del Vignola, ed entra sotto il fornice che serve di tramite alle due parti di quella villa, e che suoi chiamarsi l’Arco Oscuro, e di là a traverso vigne giunge a questa sorgente. Da questo luogo seguendo la ripa del Tevere si va a sinistra al ponte Molle: a destra dopo un miglio si raggiunge il confluente dell’Aniene nel Tevere, e presso di esso il sito di Antemne, il ponte e la via Salaria, e di là dal ponte Salario il campo di battaglia di Tullo Ostilio, e la distrutta città di Fidene".

Immersa nell'asfalto, non più circondata da prati, senza fondali di verde, la Fontana oggi appare abbandonata a se stessa dopo un lungo periodo di inattività, essendo stata giudicata inquinata da scoli vari. Attualmente si presenta restaurata, ma non getta più la famosa Acqua. Fornisce sollievo ai rari passanti offrendo semplice acqua potabile.

© 2003 - Grafica e layout  sono di esclusiva proprietà di www.specchioromano.it

Copyright 2003-2010 © Specchio Romano