Ma chi sei, Cacini?

Attore di varietà, celebre per le battute con la platea

di Alessandro Venditti

Sbruffone, pieno di sé e veloce nella battuta pesante: così si presentava al pubblico ben poco raffinato dei teatrini sporchi e fumosi della Roma di inizio secolo, Gustavo Cacini. Era un vero e proprio “bullo”, un comico che, per lavoro, esercizio ed indole era tra i pochi in grado di resistere ai feroci attacchi degli spettatori, che al tempo non risparmiavano insulti e provocazioni pesantissime.
C’era veramente da aver paura di certe “platee” agguerrite, dove buon gusto ed educazione di certo non albergavano. Il vero ed unico divertimento del pubblico era un duello serrato ed “all’ultima battuta” con il comico che, nella stragrande maggioranza dei casi, era costretto ad una strategica fuga dietro alle quinte. Questo non capitava a Cacini: con altrettanta “faccia tosta”, proprio come lo spirito e la cultura romanesca vogliono, “rispondeva per le rime”, per nulla intimorito dalle invettive e scurrilità gratuite. Era l’unico, con la sua inesauribile arroganza, la comicità greve ed una gestualità esasperata, a tenere testa allo “spettacolo” inscenato ogni volta dal pubblico romano che, finalmente, trovava pane per i suoi denti.

Questa dote fece la sua fortuna e ne consegnò il nome alla storia. Ancor oggi per “smontare” gli attaccabrighe, si dice, sorridendo: “ma chi sei, Cacini?”

Celebri restano le sue sboccate canzonette, piene di doppi sensi e di facile presa, come: “Oh che frutto saporito è la banana, o che frutto delizioso è la banana, la banana fa ingrassar…”

Sembra che il comico riuscisse a guadagnare una discreta somma di denaro, dopo aver dimostrato in tribunale che il ritornello “Faccetta nera, bell’abissina, aspetta e spera che già l’ora si avvicina ...” di Ruccione era stato letteralmente copiato dalla sua “La vita è comica presa sul serio, perciò prendiamola come la va…”


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