La Pietra del Diavolo

Nella chiesa di Santa Sabina

 

di Cinzia Dal Maso

Appena entrati nella chiesa di Santa Sabina, si nota, presso la parete di fondo, un rocchio di colonna su cui è poggiato un oggetto singolare, che, a prima vista, sembra una forma di pecorino: è una grossa pietra di basalto nera, il peso di un’antica bilancia. Secondo la leggenda, però, questa sarebbe il “Lapis Diaboli”, la “Pietra del Diavolo”. San Domenico pregava spesso nella chiesa sull’Aventino, inginocchiato presso la lapide che copriva la tomba di alcuni martiri. Il demonio, non potendo sopportare tanto fervore religioso, un giorno prese - chissà dove - questa pietra, per scagliarla con tutta la forza sul frate. Forse il diavolo non aveva una buona mira, o meglio San Domenico godeva di una speciale protezione “dall’alto”, fatto sta che la pietra non lo sfiorò neppure ed andò a colpire la lapide, rompendola in più di venti pezzi.

I frammenti della pietra tombale, ricomposti, si possono vedere ancora nella “Schola Cantorum” di Santa Sabina. Sono la prova dell’intervento diabolico? In effetti, c’è una spiegazione razionale e perfettamente documentata per la rottura della lapide. Fu Domenico Fontana, architetto di Sisto V (1585-90), a ridurla in queste condizioni per spostare i corpi dei martiri.   


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