Se oggi
l’emancipazione femminile è una realtà, cent’anni fa le cose erano
completamente diverse e la più grande aspirazione di una ragazza era
quella di trovare marito. Non sempre, però, era facile. Per fortuna,
le giovani romane avevano un alleato speciale, San Pasquale Baylon,
un contadino spagnolo nato a Torre Hermosa il 17 maggio del 1540,
divenuto frate minore francescano e morto il 17 maggio 1592. La sua
vita, semplice e laboriosa, fu infiammata dall’amore per
l’Eucarestia; nonostante fosse quasi analfabeta, la fede lo rendeva
talmente sapiente nelle faccende dello spirito da essere spesso
consultato dai dotti della sua epoca. Venne canonizzato da
Alessandro VIII nel 1690. La sua chiesa si trova a Trastevere, in
via delle Fratte. Qui si recavano le zitelle a fare una novena di
tre giorni, recitando una singolare preghiera: "San Pasquale
Baylonne, / protettore delle donne, / deh trovatemi un marito /
bianco rosso e colorito: / come voi: ma talecquale, / o glorioso San
Pasquale". Finita la supplica, la ragazza se ne tornava a casa
piena di speranza, perché sapeva che nel bel mezzo della notte il
santo in persona sarebbe venuto a trovarla e le avrebbe tirato i
piedi, per farle battere forte il cuore. Appena andato via San
Pasquale, le sarebbe venuto in sogno un giovane di sua conoscenza e
quello sarebbe stato il marito da scegliere.
Giuseppe Gioacchino
Belli, il poeta della Roma dell’Ottocento, ricorda anche un’altra
strofetta popolare, la cui conclusione suonava così: "quelle
belle e quelle brutte / San Pasquale le sposa tutte". In un
sonetto pieno di malinconia, il Belli si fa interprete della
rassegnazione di una "zitella ammuffita", che ha perso la
speranza di trovare marito. "Nun me so’ insin’adesso maritata, e
creperò accusì", sospira la poveretta. L’unico, estremo, barlume
di speranza le viene dalla fede nel santo spagnolo: "Basta,
apettamo un po’ sto carnovale, / si capitassi qualche scartarello: /
lassamo fa ar Signore e a san Pasquale".
Il mistico fraticello
spagnolo, dopo essere stato trattato per tanti anni da paraninfo,
non si sarebbe aspettato di dover addirittura prestare il nome ad
una pellicola decisamente spinta degli anni ’70: "San Pasquale
Baylonne, protettore delle donne", con Lando Buzzanca e Stella
Carnacina, dove fece il suo esordio cinematografico, bagnandosi nuda
in un torrente, Giuliana De Sio.
Nei casi più
"ostinati", le zitelle si potevano rivolgere anche a San Giovanni.
Il giorno della sua festa, il 24 giugno, bisognava gettare del
piombo fuso in una bacinella piena d’acqua fredda. Il metallo, nel
solidificarsi, avrebbe assunto delle forme bizzarre e se in una di
queste si riusciva a vedere lo strumento di lavoro di un
pretendente, quello sarebbe stato lo sposo predestinato. In
alternativa, la ragazza buttava l’acqua dalla finestra e si metteva
ad osservare i passanti. Il primo tra i suoi ammiratori a calpestare
il bagnato, quello doveva diventare suo marito.