Nell’Ospedale di Santo Spirito il giro di rota salvava una vita

L’abbandono di neonati in luoghi appartati o - peggio - dentro i cassonetti dell’immondizia occupa di frequente gli spazi della cronaca cittadina.

Per far fronte a tale miserevole pratica, ai suoi tempi di proporzioni sicuramente maggiori, Papa Innocenzo III (1179-1180) decise di far costruire la grande struttura ospedaliera del Santo Spirito, luogo di cure mediche che comprendeva un brefotrofio e due orfanotrofi di ragazzi e ragazze.

“Il Veltro. Rivista della Civiltà Italiana” ha dedicato un intero numero monografico alla storia del complesso in cui, secondo le ordinazioni generali per gli ospedali di Roma, volute nel 1627 dalla congregazione della Sacra Visita Apostolica,  vi erano “tanti letti, di quanti saranno capaci le Infermarie, tanto di Nobili quanto d’Ignobili; si riceveranno febricitanti, flussanti e feriti non hostante che abbiano rogna, et ogni Natione, quando non habbino ospedale nationale, o quando in quello sia pieno il numeroso prefisso”. Secondo uno studio di Paola Guerrini, storica dell’arte, un manoscritto francese del XV sec., conservato a Digione, costituisce un’importante testimonianza iconografica per ripercorrere le fasi salienti della fondazione dell’Ospedale. Le immagini illustrano con una chiarezza tipicamente popolare il miracolo che precedette e quindi determinò la costruzione del complesso sanitario. In un foglio si vedono due giovani donne che, da un ponte, gettano a fiume i loro neonati, evidentemente non voluti o frutto di relazioni adulterine. Narra la leggenda che Papa Innocenzo III, ammalato, ricevette in sogno la rivelazione di un angelo. Il messaggero divino indicò al Pontefice che soltanto una pozione pescata nel Tevere lo avrebbe guarito. Uomini vennero inviati al proposito, ma inaspettatamente si presentò ai loro occhi un macabro bottino: le reti, gettate in un tratto del fiume vicino ad un convento di monache, trascinarono a riva numerosi cadaveri di neonati. Di nuovo un angelo apparve in sogno ad Innocenzo III, ammonendolo a costruire un ospedale e un ricovero per gli orfani laddove si fosse fermata la sua mula bianca. Ancor oggi, dietro all’Ospedale del Santo Spirito in Sassia, si può vedere la “Rota”, un ingegnoso meccanismo che consentiva di deporre dall’esterno i pargoli: con un caritatevole “giro” venivano così accolti nel befotrofio, garantendo l’assoluto anonimato a chi li abbandonava.

Fu proprio nella camera mortuaria dell’Ospedale di Santo Spirito che Leonardo da Vinci, quando si trovava a Roma al servizio di Cesare Borgia, approfondì i suoi studi anatomici, dissezionando clandestinamente cadaveri.

 di Annalisa Venditti

© 2003/2010  - Testo, foto, grafica e layout  sono di esclusiva proprietà di www.specchioromano.it

Copyright 2003-2010 © Specchio Romano