Una mostra ai Mercati di Traiano
L’elefante e il colle perduto
Tra 1931 e 1932 fu sbancato un colle nel cuore di Roma, la Velia,
che si estendeva tra le pendici dell’Oppio e le propaggini del
Palatino, separando l’area dei Fori Imperiali dal Colosseo.
L’intervento da un lato risolveva la necessità di collegare piazza
Venezia, via Cavour e i nuovi rioni del Celio e dell’Esquilino,
dall’altro consentiva la realizzazione di una strada monumentale e
scenografica da piazza Venezia al Colosseo, che prese il nome di via
dell’Impero (l’attuale via dei Fori Imperiali) e fu inaugurata il 28
ottobre 1932 in occasione della celebrazione del decennale della
Marcia su Roma, divenendo da quel momento luogo privilegiato delle
parate e dei riti del regime.
Il prezzo pagato per lo sbancamento dal patrimonio artistico e
archeologico fu molto alto. Fu smantellato quasi completamente il
giardino di Villa Rivaldi e fu intaccata la stratificazione
archeologica, ricchissima di testimonianze di epoca romana, tra cui
i resti di una domus con affreschi ben conservati e numerose statue.
La scoperta più sorprendente fu fatta il 20 maggio 1932, quando
vennero alla luce numerosi resti di fauna fossile, tra i quali il
cranio e la zanna di elefante Elephas (Palaeoloxodon) antiquus, che,
rimossi frettolosamente, furono poi portati nell’Antiquarium
Comunale del Celio. Ora, a 90 anni dalla scoperta, i resti dell’Elephas
antiquus sono stati restaurati. L’intervento ha costituito
l’occasione per proporre la mostra 1932, l’elefante e il colle
perduto, aperta fino al 24 maggio 2022 ai Mercati di Traiano - Museo
dei Fori Imperiali.
L’esposizione, a cura di Claudio Parisi Presicce, Nicoletta
Bernacchio, Isabella Damiani, Stefania Fogagnolo, Massimiliano Munzi,
è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali con la collaborazione dell’Archivio Luce. Organizzazione
Zètema Progetto Cultura.
Si compone di quattro sezioni, nella prima delle quali sono
evidenziati due aspetti dello sbancamento della Velia: i
rinvenimenti, effettuati in assenza di criteri scientifici, di
innumerevoli reperti archeologici e la sistemazione architettonica
del taglio del colle in vista dell’apertura di via dell’Impero, cui
fanno riferimento alcuni disegni e progetti per il muro di sostegno
del giardino di Villa Rivaldi, elaborati da Antonio Muñoz e dai suoi
collaboratori, in parte inediti.
La seconda sezione è dedicata al giardino di Villa Rivaldi,
splendida residenza costruita sulla sommità della Velia da monsignor
Eurialo Silvestri a partire dal 1542. La terza sezione è riservata
alle testimonianze della decorazione pittorica del criptoportico di
una grande domus di epoca imperiale romana, le cui imponenti
strutture furono completamente demolite. Il complesso si articolava
su due livelli, di cui quello inferiore con criptoportico dotato di
un ninfeo; al piano superiore si impostava un cortile porticato a
pianta rettangolare. La decorazione era costituita da due distinte
fasi pittoriche, una di fine I-inizi II secolo d.C., l’altra di fine
II-inizi III secolo d.C., riprodotte da Ferretti con acquerelli. Per
la prima volta vengono presentati al pubblico quattro frammenti di
affreschi, recuperati prima della demolizione delle strutture.
Nella quarta sezione, infine, sono esposti i resti del cranio e
della zanna sinistra dell’Elephas antiquus. Tre acquerelli di
Barosso e l’olio di Ferretti conducono lo spettatore nel vivo delle
fasi di apertura del taglio della Velia.
Vengono proposti anche filmati d’epoca conservati negli archivi
dell’Istituto Luce e un video con immagini degli archivi della
Sovrintendenza Capitolina.
di
Alessandro
Venditti
11 maggio 2022
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