Nel rilievo in marmo riaffiorano i colori
La veduta del Portus Augusti
La città di Portus sorse in epoca imperiale romana intorno ai porti
di Claudio e Traiano, nel territorio dell’attuale Fiumicino. Lo
sviluppo economico e demografico raggiunto da Roma aveva imposto
l’apertura di un adeguato porto commerciale che sostituisse il
modesto approdo fluviale di Ostia. Fu l’imperatore Claudio, in
seguito all’ennesima carestia di grano, a dare inizio ai lavori poco
a nord della foce del Tevere. Fu ricavato un bacino artificiale con
due lunghi moli, tra i quali si innalzava il faro, poggiante su una
sorta di isolotto artificiale ottenuto mediante l’affondamento della
carcassa della nave di Caligola utilizzata per il trasporto
dall’Egitto dell’obelisco oggi al centro di piazza San Pietro. A
pochi anni dalla costruzione, le strutture del porto claudiano
risultarono inadeguate a sostenere la violenza del mare: il bacino
non offriva sufficiente protezione alle navi ed era troppo esposto
al rischio di insabbiamento. Traiano realizzò con grandi scavi
nell’entroterra un bacino esagonale profondo circa 4 metri e con una
superficie di 330 mila metri quadrati, in comunicazione con il mare
attraverso il porto di Claudio, che venne ad assumere la funzione di
porto esterno. Tutto intorno si estendevano le banchine di approdo,
i magazzini, i cantieri per le riparazioni e l’allestimento delle
navi.
Qui, a partire dal I secolo d.C., arrivarono merci di ogni tipo da
tutte le parti del mondo allora conosciuto sulle navi che
attraccavano prima nel grande bacino artificiale voluto da Claudio,
poi nel più interno e protetto bacino esagonale traianeo.
Ne è testimonianza una delle opere più note del Museo Torlonia, un
rilievo in marmo bianco rinvenuto nella tenuta della famiglia a
Porto, che fornisce con dovizia di particolari un’affascinante
quanto dettagliata veduta del Portus Augusti.
Sulla sinistra è una grande nave dalle vele decorate, sulle quali si
ripete il simbolo della lupa che allatta i gemelli. Dietro di lei si
intravede il grande faro che accoglie i naviganti nel porto. Il
recente restauro ha fatto riemergere tracce di policromia, a
conferma che la superficie del rilievo, nell’antichità, era
completamente dipinta. All’interno dell’animata scena di vita
portuale sono inserite alcune rappresentazioni simboliche
benaugurali tra le quali spicca un occhio apotropaico cui era
attribuito il potere di proteggere i naviganti dai rischi della
navigazione. Si notano animali esotici, la scena di un sacrificio di
ringraziamento per l’esito positivo del viaggio, Nettuno, dio del
mare, e Bacco/Liber Pater. È a quest’ultima divinità che era
probabilmente dedicato il rilievo, come offerta votiva per il felice
ritorno da un viaggio.
di
Cinzia Dal
Maso
24
marzo
2021
©
Riproduzione Riservata |
|
CONCORSO LETTERARIO:
LA MIA ROMA - I EDIZIONE |
|