Una collezione di
capolavori in mostra
I marmi Torlonia a Villa Caffarelli
Con l’emergenza sanitaria i musei e le mostre rimangono spesso
chiusi. Perciò appena aprono bisogna approfittarne, ricordando che
c’è tempo fino al 29 giugno 2021 per visitare – presso lo spazio
espositivo dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli - la mostra I
Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori.
Sono state selezionate 92 opere greco-romane, statue, sarcofagi,
busti, rilievi ed elementi decorativi, scelti tra i marmi della più
prestigiosa collezione privata di sculture antiche al mondo e
restaurati dalla Fondazione Torlonia con il contributo di Bvlgari.
Il restauro ha integrato la storia delle opere in mostra rivelando,
ad esempio, tracce di colore sul Rilievo di Porto del III sec. d.C.
e confermando la mano di Gian Lorenzo Bernini per la statua del
Caprone a riposo. Inoltre si tenta di giungere alla piena
comprensione e a una corretta datazione delle sculture.
L’esposizione nasce da un’intesa del Ministero per i Beni e le
Attività culturali e per il turismo con la Fondazione Torlonia. Il
progetto scientifico di studio e valorizzazione della collezione è
di Salvatore Settis, curatore della mostra con Carlo Gasparri.
Electa, oltre al catalogo, ha curato anche l’organizzazione e la
promozione dell’esposizione. Il progetto d’allestimento e di David
Chipperfield Architects Milano.
La mostra ripercorre le vicende dei diversi nuclei collezionistici
confluiti nella collezione Torlonia, composta da 620 pezzi.
Il percorso espositivo si snoda in cinque sezioni:
Evocazione del Museo Torlonia, fondato nel 1875 e rimasto aperto
fino all’inizio del secolo scorso.
Sculture provenienti dagli scavi archeologici effettuati
nell’Ottocento nelle proprietà Torlonia.
Marmi provenienti da collezioni settecentesche custoditi a Villa
Albani, acquistata nel 1866 dal Principe Alessandro Torlonia, e
dello studio dello scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi.
Un ricco nucleo proveniente dalla collezione del Marchese Vincenzo
Giustiniani, comperata dai Torlonia nell’Ottocento.
Il percorso si conclude con un insieme di opere riunite in raccolte
quattro e cinquecentesche.
L’allestimento vuole mettere in scena sia la varietà dei marmi
Torlonia sia la stratificazione del Mons Capitolinus: pavimentazioni
e plinti emergono a diverse altezze, come estrusioni delle
pavimentazioni continue, composti in mattoni realizzati a mano da
argilla grigio scuro, un riferimento alle antiche architetture
romane in laterizio e alle fondazioni in pietra dell’Aedes Iovis
Optimi Maximi Capitolini, il grande edificio esistito in
Campidoglio, sottostante Villa Caffarelli.
I materiali esposti, inoltre, hanno conservato restauri e
integrazioni storiche, riflettendo il gusto e l’uso di epoche in cui
i reperti mutili venivano completati, nelle parti mancanti, anche
ricorrendo a famosi scultori del tempo. La mostra racconta cosi una
lunga storia non solo del collezionismo ma delle pratiche di
restauro, che si chiude in maniera emblematica con la statua di un
Ercole composto da 125 frammenti di marmo.
La mostra si conclude nell’Esedra dei Musei Capitolini, dove sono
state raccolte le statue di bronzo che il papa Sisto IV donò, anzi
restituì (come volle precisare) al popolo romano nel 1471: lo
Spinario, il Camillo, la Lupa, la testa e la mano del colosso di
Costantino. Si tratta di un’accorta risposta sovrana all’incipiente
collezionismo privato di statuaria antica, segno di un processo
culturale in cui Roma e l’Italia hanno avuto un primato
indiscutibile e che vide nascere i musei dal collezionismo di
antichità. Ora bisogna solo aspettare che venga finalmente
individuata una sede espositiva permanente per il Museo Torlonia.
di
Antonio
Venditti
24 marzo 2021
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