Un doppio busto per Goffredo Mameli
Nel 1887 Il comune di Roma aveva
commissionato ad Attilio Temperoni il busto di Goffredo Mameli per
la passeggiata del Gianicolo, che venne inaugurato il 17 novembre di
quell’anno. Temperoni, che in quel periodo aveva il suo studio di
scultore in via Flavia, era nato probabilmente a Bracciano intorno
al 1851 ed era considerato un esperto nella trasposizione in marmo
di ritratti, tanto è vero che nel 1913 avrebbe eseguito anche il
busto di Oreste Tiburzi sempre per il Gianicolo. Evidentemente,
però, almeno nel caso di Mameli la sua mano non era stata
particolarmente felice. A quanto pare la scultura non assomigliava
affatto all’originale, noto per i suoi tratti delicati. Il 26
novembre del 1915 un certo G. Scolari scriveva un articolo sul
“Corriere Mercantile”, prestigioso giornale genovese, in cui
sosteneva che nell’erma di Temperoni il poeta aveva addirittura
“l’aspetto di un bandito”. Alla fine il busto fu rimosso e ne venne
commissionato un altro allo stesso Temperoni, che stavolta non volle
correre rischi e prese come modello la maschera in gesso che il
medico e patriota Agostino Bertani aveva ricavato sul corpo di
Mameli appena morto, facendone in seguito dono alla famiglia
dell’eroe. La nuova erma fu completata nel 1926. Nel frattempo una
delibera comunale del 1925 aveva affidato a Temperoni la ripulitura
e la riparazione di 167 busti del Pincio, eseguite nel giro di un
anno. Lo scultore moriva a Roma, nell’ospedale di Santo Spirito, il
17 febbraio del 1929, all’età di 78 anni, celibe.
di
Alessandro
Venditti
1 gennaio 2020
© Riproduzione Riservata
|
|
CONCORSO LETTERARIO:
LA MIA ROMA - I EDIZIONE |
|