IL LUOGO
MAGICO
DELLO SCRITTORE
FRANCO PORCARELLI
Un’enciclopedia, un autore "fantastico", una città persa nel passato
e da immaginare nel futuro
“Roma”, non è il vero nome
di “Roma”. La Città Eterna, proprio come dice De Quincey, è rimasta,
dal momento della sua fondazione, “senza nome”. ..[cit.
dalla
“Fantaenciclopedia” di Adan Zzywwurath , alias Franco Porcarelli]
Chi avesse voglia di
approfondire questo ed altri curiosi temi legati all’indicibile e
spesso indiscusso, a tutta quella parte cioè di sapere che è rimasto
per secoli, millenni, invischiato nell’immaginario collettivo della
leggenda o del “sentito dire” e per questo privato di un autentico
status storico, può sempre munirsi di un libro insolito ma
“necessario” come solo un vademecum può esserlo: la
Fantaenciclopedia di Franco Porcarelli, ovvero una collezione di
eventi ed idee che guarda a tutto l’esistente dal punto di vista del
fantastico. E perché mai un lettore, seppur curioso, anche ammesso
che sia avido di sapere, dovrebbe andare a cercare aneddoti che
volutamente non sono entrati dalla porta principale della Storia? Ma
semplicemente perché il Fantastico non fa che contagiare
continuamente la Realtà, manipolandola, alterandola nel tortuoso
processo della memoria che si tramanda attraverso le generazioni,
finché non distrugge quella certezza di possedere il Sapere in tutta
la sua vastità e si impone all’attenzione del saggio come sentore
che di tutto si possa avere null’altro che un’impressione, giusto
una fantasiosa lettura del reale. Ne è convinto l’autore, Franco
Porcarelli, scrittore, giornalista, sceneggiatore, soprattutto
“grande esperto di immaginario fantastico”. Mi rivolgo direttamente
a lui e gli confesso che vogliamo scoprire qualcosa in più sul suo
ultimo lavoro, “Fantaenciclopedia”, da poco in libreria, che si
propone di raccogliere aneddoti di “fantastico in letteratura”,
quasi come per colmare un vuoto di genere.
Tiro in ballo un caposaldo
della critica: lei è d’accordo con Harold Bloom, esiste veramente un
Canone occidentale della letteratura?
Io sono un cultore del
genere, mi piace essere considerato un esperto del “ramo
fantastico”. In effetti è ancora ben evidente un’emarginazione della
letteratura fantastica, del fantasy ed in generale di tutto ciò che
non è riconducibile ad una quotidianità anche televisiva se
vogliamo; molto dipende da quello che noi guardiamo, in questo senso
la televisione è stata decisiva e quindi si scrive come se i romanzi
dovessero diventare delle fiction o dei film. Almeno per quanto
riguarda l’Italia, il canone in vigore della letteratura si basa
ancora su un’idea di drammaturgia mentre il fantasy, che in altri
mercati come quello statunitense attira molti lettori, da noi rimane
su di un piano sperimentale.
Invece, soprattutto nel XX
secolo, è stato quanto mai chiaro il ruolo del fantastico nella
cultura, basti pensare a correnti come il Surrealismo…
Assolutamente sì, io sono
convinto che la fantasia sia quella che ci ha permesso di
progredire, ed oggi di capire che la tecnologia non sta facendo
altro che porci un limite che dobbiamo superare, a livello sociale,
per riscoprirci migliori dei computer. Facciamo un esempio per
capire meglio cosa ci contraddistingue rispetto agli altri animali:
i topi sperimentano continuamente cosa sia meglio per loro e non è
che non abbiano fantasia, sono solo meno furbi rispetto all’uomo,
quindi alla prima difficoltà eliminano alcune soluzioni più
fantasiose in favore di una sicura ricerca di cibo; nell’uomo invece
l’esortazione a cercare sempre soluzioni migliori attraverso
l’immaginazione è più fruttuosa quindi il genere umano continua ad
utilizzare questo metodo con successo avanzando nello sviluppo della
conoscenza.
E se dovesse immaginare in
futuro il suo rapporto con Roma, città in cui è nato ed ha lavorato,
che emozione le susciterebbe?
Banalmente un rapporto di
odio e amore, come per ogni vero romano da tante generazioni.
Perché Roma è stratificata nei ricordi, penso agli anni Cinquanta
quando c’erano pochissime auto, o agli anni Sessanta quando un
evento straordinario come le Olimpiadi si è potuto svolgere tutto
dentro la città, una cosa oggi impensabile. Un luogo in particolare
mi è caro, Villa Borghese perché invece è rimasta identica, e la mia
passeggiata ideale per me che abito ai Parioli è proprio andare fino
al giardino zoologico, dove ho lavorato per due anni in gioventù.
L’attuale Bioparco purtroppo è cambiato da allora, io lo ricordo
quando era come entrare dentro Cinecittà, conoscevo tutti gli
animali ed ogni angolo più remoto ed incontaminato, come un laghetto
selvaggio abitato da papere, carpe, davvero il posto più bello di
Roma riservato soltanto a me…
Un vero paradiso
metropolitano, perso nella magia dei ricordi ma con un po’ di
fantasia…D’altra parte, “è fantasia la parte migliore della vita”
(Virginia Woolf).
di
Irene
Mandolesi
11 maggio 2019
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