In mostra oltre trenta opere
giovanili del maestro
Giacomo
Balla a Villa Borghese
Fino al 17 febbraio 2019, il museo Carlo
Bilotti di Roma, nelle magiche atmosfere dell’Aranciera di Villa
Borghese, (viale Fiorello La Guardia 6), ospita una mostra
antologica dedicata a Giacomo Balla, in cui vengono presentate
numerose opere dipinte nella Villa, indagando quindi la prima
produzione pittorica dell’artista, non ancora futurista, ma rivolta
allo studio del colore e di una luce che sgrana volumi e profili,
trasformando i paesaggi in visioni. Sono tele fortemente espressive
che colpiscono anche per l’intento sperimentale che le connota. Un
Balla meno conosciuto, giovane, ma già padrone di una tecnica
prodigiosa e innovativa.
La mostra è curata dalla storica dell’arte Elena Gigli, da anni
impegnata nella catalogazione dell’opera di Balla. Promossa da Roma
Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza
Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione della Galleria
Mucciaccia di Roma, l’esposizione è prodotta dalla The Boga
Foundation. I servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.
L’artista torinese aveva lasciato la sua città natale nel 1895 per
stabilirsi a Roma, insieme con la madre Lucia Giannotti. Nell’estate
del 1904, dopo il matrimonio con Elisa Marcucci, si trasferiva in un
antico monastero in via Parioli 6, l’attuale via Paisiello,
all’angolo di via Nicolò Porpora. Nelle stanze-cella di questo
angolo felice di natura, ritagliato ai margini periferici della
città e molto diverso dall’odierno quartiere Parioli, il pittore
stabiliva la sua dimora e dipingeva ciò che vedeva dal balcone del
suo studio o subito al di fuori della porta dell’abitazione.
Fino al 1910, anno in cui realizzava il grande polittico Villa
Borghese, il tema della natura ai confini della città diventava per
Balla materia da indagare, da provare e riprovare, da scarnire fino
all’astrazione. Si tratta di uno dei primi temi sperimentali
affrontati dal pittore, presentato nella mostra dell’Aranciera
attraverso una trentina di lavori riuniti organicamente, proprio
come saranno, all’epoca eroica del Futurismo, i temi della Rondine,
vista dallo stesso balcone, l’Automobile in corsa, la Velocità
astratta, le Linee forza di paesaggio, le Trasformazioni forme
spirito, il Mercurio che passa davanti al sole.
Nelle sale al primo piano del Museo un suggestivo ampliamento della
mostra attualizza lo sguardo fotografico di Balla attraverso una
serie di scatti del fotografo Mario Ceppi realizzati negli stessi
luoghi dei dipinti in mostra.
Nell’ambito dell’esposizione viene proiettato il film di Jack
Clemente Balla e il Futurismo, vincitore del premio Leone d’Argento
alla Biennale di Venezia del 1972 nella sezione documentari d’arte.
Nel 1971 infatti l’artista aveva realizzato il suo primo film come
regista, Balla et le futurisme, un documento ormai storico sulla
vita e l’opera del protagonista del Futurismo. Protagoniste del
racconto sono le figlie del pittore, Elica e Luce. Il documentario,
ambientato nello straordinario appartamento di via Oslavia, ci porta
lungo il suo corridoio, dentro le stanze, oltre la finestra della
dimora in cui l'artista mise in atto quella "Ricostruzione futurista
dell'universo" teorizzata nel 1915 con Depero.
Il brano Echoes dei Pink Floyd, inserito nella colonna sonora del
film, fu concesso a Clemente dal mitico complesso, conosciuto in
occasione delle riprese del film concerto di Adrian Maben Pink Floyd
a Pompei nel 1971.
L’ingresso è gratuito sia per il museo che per la mostra.
La mostra è aperta dal martedì al venerdì e nei giorni festivi dalle
10 alle 16, mentre il sabato e la domenica dalle 10 alle 19.
di
Antonio
Venditti
26 gennaio 2019
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