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La colonna del piazzale
San Pancrazio

 



Sulle pendici del Gianicolo, di fronte all’ingresso della basilica di San Pancrazio, su una striscia verde un po’ trasandata che fa da spartitraffico, si innalza una elegante colonna di granito grigio con capitello tardo antico, sormontata da una croce. È una delle circa 20 colonne che dividevano le navate della chiesa dedicata al martire giovanetto e che furono eliminate durante i restauri del 1609 per essere sostituite dai pilastri che vediamo ancora oggi. Molte di queste colonne sono rimaste nella basilica o nei suoi immediati dintorni. L’archeologo Aldo Nestori ne ha rintracciate 18, oltre a 13 capitelli e a 5 pulvini. Alcune sono all’interno della chiesa, due ne fiancheggiano l’entrata principale, una si trova nel vialetto d’accesso. Sei di loro sono state addirittura inserite nel portico di una delle facciate del casino di villa Pamphilj.
La colonna del piazzale di San Pancrazio, assediata dalla segnaletica stradale che ne disturba la vista, ebbe un ruolo di una certa importanza nel 1849, quando si ergeva solitaria in una campagna brulla e disabitata. Come si vede in una litografia di Raffet, la colonna segnava il punto da cui, nella notte tra il 4 e il 5 giugno, gli zappatori francesi iniziarono a scavare delle trincee parallele che, procedendo a zig-zag, sarebbero arrivate fin sotto le mura gianicolensi. Gli assalitori riuscirono così ad avanzare indisturbati portando con loro i cannoni per bombardare incessantemente la cinta gianicolense e aprirvi le brecce da cui penetrarono nella città.

 

di Alessandro Venditti
27
aprile  2019

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