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Il monumento a Giuseppe Garibaldi

sul Gianicolo colpito da un fulmine

 

 

Quest’anno l’estate è stata caratterizzata da fenomeni estremi, con caldo intenso e forti piogge. Proprio nel corso di un violento temporale, all’alba del 7 settembre scorso un fulmine ha colpito il monumento di Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo, causando gravi danni alla grande base ornata da fregi marmorei e da gruppi bronzei.
Il monumento è un’opera di notevole valore artistico. Venne eseguita dallo scultore toscano Emilio Gallori, e la sua realizzazione fu deliberata dal Parlamento italiano e dal comune di Roma il 2 giugno del 1882, lo stesso giorno in cui Giuseppe Garibaldi moriva a Caprera. Fu scelto di collocarla all’epicentro del Gianicolo, dove nel giugno del 1849 fu vissuto uno dei momenti più alti e significativi del nostro Risorgimento: la disperata resistenza del difensori della Repubblica Romana all’assedio delle truppe francesi comandate dal generale Oudinot.
L’inaugurazione del monu¬mento all’Eroe dei due Mondi si tenne il 20 settembre 1895 durante i solenni festeggiamenti del venticinquennale della breccia di Porta Pia.
Garibaldi è raffigurato a cavallo, assorto e pensoso. Sui lati del basamento sono i gruppi allegorici in bronzo dell’Europa e dell’America e due realistiche scene di battaglia: Luciano Manara con i suoi bersaglieri in un attacco alla baionetta durante l’assedio di Roma del 1849 e i garibaldini vittoriosi a Calatafimi nel 1860.
E’ stato proprio il lato posteriore, dove è collocata quest’ultima scena di battaglia, a subire un’importante lesione. Subito al di sotto del gruppo scultoreo si è spaccato e in parte staccato il bel bassorilievo di granito con un leone che si volge vero lo spettatore con le fauci semiaperte in un sommesso ruggito. Gli sono stati attribuiti vari significati: potrebbe essere il simbolo della forza, del coraggio o della monarchia. L’ipotesi più affascinante è che raffiguri il Leone di Caprera, ossia lo stesso Giuseppe Garibaldi.
Resta comunque il fatto che a essere colpito non è stato solo un monumento, ma un’immagine simbolica, l’idea stessa della nostra unità nazionale.

Per questo l’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” esprime tutta la sua preoccupazione per l’entità del danno e per i tempi del restauro.
“Il Gianicolo – spiega il prof. Franco Tamassia, direttore dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” - dopo il Palatino, costituisce uno dei luoghi della Roma di ogni epoca dove la sacralità è più intensa e le valenze misteriche coinvolgono il visitatore di ieri e di oggi in un dialogo con le grandi anime del passato. Agli esordi del Risorgimento, la Repubblica Romana ha reso più intensa questa sacralità e il successivo pensiero laico risorgimentale ha ispirato la ricostruzione e la costruzione di un tessuto organico di monumenti dal quale emana, sulla visione di Roma che si stende ai piedi del Colle, una severa ammonizione per la coscienza etica e politica degli italiani”.

“Un bene così prezioso deve essere tutelato con ogni mezzo e immediatamente risanato, anche per evitare danni peggiori”, ribadisce il dott. Giuseppe Garibaldi, presidente dell’Istituto e pronipote dell’Eroe. “La posizione elevata e la presenza di un ingente quantitativo di metallo aumentano per il monumento le probabilità di essere colpito da una folgore. D’altronde non sarebbe la prima volta – spiega Garibaldi – dal momento che abbiamo ritrovato nell’Archivio dell’Istituto un prezioso documento che testimonia come nel novembre del 1944 si fosse verificato un fatto analogo. Era stato proprio il nostro Istituto – che allora prendeva il nome di Società Giuseppe Garibaldi - a promuovere, nell’ottobre dell’anno seguente, una sottoscrizione, viste le precarie condizioni finanziarie del Paese, appena uscito dal secondo conflitto mondiale”.

Ecco alcuni brani del volantino:

“Il monumento a Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo, colpito da fulmine nel novembre scorso, minaccia di crollare nella parte posteriore.
A detta dei tecnici, per le riparazioni, occorrono non meno di 500.000 lire.
Il Municipio, per le sue note condizioni finanziarie, non può imporsi tale spesa; inutile fare appello ai componenti organi statali.
MA LE RIPARAZIONI SONO URGENTI.
Far trascorrere altro tempo senza avervi provveduto, potrebbe segnare la catastrofe della magnifica opera d’arte del GALLORI, che in altri tempi la democrazia italiana volle innalzato su quel SACRO COLLE, quasi a NUME TUTELARE DELLA PATRIA.
Ci rivolgiamo pertanto alla generosa solidarietà degli italiani degni di questo nome.

La generosità del popolo nostro faccia in modo che l’EROE, già SUO RAPPRESENTANTE ALLA COSTITUENTE ROMANA del 1849, domani ben saldo in arcioni, possa spiritualmente presiedere LA COSTITUENTE ITALIANA che darà alla nostra Patria quel regime di democratiche libertà da LUI costantemente auspicato, col pensiero e con l’azione…”

“Questo è solo uno dei documenti presenti nel nostro Archivio”, conclude Giuseppe Garibaldi. “Alcune delle carte, ancora inedite, risalgono all’ultimo quarto dell’Ottocento. Per questo aspettiamo con ansia il momento in cui tutto questo prezioso materiale potrà essere consultato da studiosi e appassionati di storia, nella rinnovata sede dell’Istituto, in piazza della Repubblica 12”.

 

di Cinzia Dal Maso

13 settembre 2018

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