Omaggio a
Colomba Antonietti sul Gianicolo
Un amore oltre i confini della vita
Si è svolto a Roma, sul Gianicolo,
l’ormai tradizionale Omaggio a Colomba Antonietti, presso il busto
marmoreo eseguito nel 1911 dallo scultore palermitano Giovanni
Nicolini. L’incontro ha ricordato il centosessantanovesimo
anniversario della morte dell’eroina, che il 13 giugno del 1849
perse la vita stroncata da una palla di cannone, mentre insieme con
il marito, il conte Luigi Porzi, tentava di riparare una breccia
aperta dall’artiglieria francese nelle Mura Gianicolensi. Dopo una
breve introduzione della giornalista e scrittrice Annalisa Venditti,
ha salutato tutti i presenti Paola Sarcina, ideatore e direttore
artistico di Cerealia, il festival ispirato ai riti delle Vestali e
ai Ludi di Cerere ed esteso a tutti i paesi del bacino del
Mediterraneo. L’Omaggio a Colomba, che era figlia di un fornaio, è
infatti inserito nel programma di Cerealia 2018.
Ha quindi preso la parola la
giornalista romana Cinzia Dal Maso, autrice del libro Colomba
Antonietti. La vera storia di un’eroina (Edilazio 2011), che ha
illustrato brevemente la vita di Luigi Porzi, nato ad Ancona il 15
dicembre del 1822 da una nobile famiglia. Dopo aver compiuto i primi
studi, si arruolò come cadetto nelle truppe pontificie. A Foligno
conobbe Colomba e se ne innamorò. Nonostante l’opposizione delle
famiglie, riuscì a sposarla il 13 dicembre del 1846. Dopo poco più
di un anno gli sposi partirono per la prima guerra d’indipendenza,
poi nel 1849 presero parte alla difesa della Repubblica Romana.
“Indicibili – ha spiegato Cinzia Dal
Maso - furono lo strazio e la disperazione cui Luigi si abbandonò
quando si rese conto che la sua inseparabile compagna se ne era
andata per sempre. Escluso come molti altri dal perdono papale,
emigrò in America Meridionale, dove esercitò la professione medica”.
Nel 1861, quando l’Italia era unita, decise di tornare, e si imbarcò
a Buenos Aires su una nave inglese che naufragò a breve distanza dal
porto. Rimase in mare per otto ore e mezza, quindi fu riportato a
Buenos Aires. Aveva perso tutto, ma con grandi privazioni e
sacrifici riprese la professione medica. Nel 1875 era riuscito a
mettere insieme 60 mila lire, che custodiva in banca. Proprio mentre
si accingeva a ritirarle per tornare in patria, la banca fallì. Per
ben tre volte si lasciò truffare da suoi connazionali che si fecero
prestare del denaro senza restituirglielo. Non smise mai di pensare
alla sua amata Colomba e nessun’altra donna prese il suo posto. Morì
il 9 gennaio del 1900 a Canàs di Montevideo, all’età di 78 anni.
Quindi Annalisa Venditti ha letto un
brano della missiva inviata il 15 ottobre 1886 da Porzi a Claudio
Sforza, generale medico e nipote di Colomba, dall’Uruguay.
Particolarmente commovente il passaggio in cui Luigi rievoca la
morte della moglie: “Alle ore 5 pomeridiane fui io, e Colomba, con
pochi Soldati, per fare una baricata con delle sache piene di terra,
al momento che mi ò presentato a petto discoperto l’esercito
Francese cominciò, con le due baterie, e un Reggimento dei
Cacciatori, facendo un fuoco incessante, ed io con Colomba a sangue
fréo facendo la baricata, doppo come tre quarti di ora di questo
fuoco, vene una palla di canone del calibro di 36 al momento che
l’infelice Colomba mentre mi porgeva le sacce e gli altri oggetti
per riparare alla breccia, fu colpita al fianco drito con grave
frattura del bacino e del femore, e spirò nelle mie braccia, e nelle
braccia del Dottore Nicolai Romano, ai 30 minuti rimase senza una
goccia di sangue, e moriò gridando Viva Italia”.
A tutti i presenti è stata distribuita
una copia della lettera originale.
In conclusione, è stato deposto un
mazzo di rose ai piedi del busto di Colomba.
di
Antonio
Venditti
1 luglio 2018
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