In
mostra a Palazzo Barberini
Il genio bizzarro di
Arcimboldo
Dal 20 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018 Palazzo Barberini ospita la
mostra su Giuseppe Arcimboldi, conosciuto col nome di Arcimboldo,
organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma e da
MondoMostre Skira, a cura di Sylvia Ferino Pagden, già direttore
della Pittura al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Per la prima volta a Roma c’è l’occasione di ammirare alcuni grandi
capolavori autografi del singolare artista famoso per le "teste
composte" di frutti e di fiori e per l’alone di mistero che
aleggiava nelle sue opere, lasciando intendere una verità ma
suggerendone un’altra possibile.
Arcimboldo, nato a Milano nel 1526, si era formato nella bottega del
padre, nell’ambito dei seguaci di Leonardo. Esoterico e alchemico,
si considerava poeta e filosofo, ingegnere e inventore. Si può
ritenere l’inventore delle “bizzarrie” e delle “pitture ridicole”,
ma anche uno dei pittori più significativi della cultura manierista
internazionale. Fu un vero genio del Rinascimento, non di quello
classicheggiante romano, ma di quello milanese e nord europeo.
Molto apprezzato dalle corti
asburgiche di Vienna e Praga, fu al servizio di Ferdinando I,
Massimiliano II e Rodolfo II, guadagnandosi persino il titolo
nobiliare di “Conte Palatino”.
La sua forza prorompente, riscoperta negli anni Trenta del
Novecento, lo fece diventare un antesignano dei movimenti del
Dadaismo e del Surrealismo.
In esposizione circa settanta opere, che comprendono i dipinti che
lo hanno reso famoso: le Stagioni, gli Elementi, il Bibliotecario,
il Giurista, il Priapo (Ortolano), il Cuoco, oltre ai ritratti e ai
preziosissimi disegni acquerellati di giostre e fontane. La mostra è
completata da una serie di oggetti delle famosissime wunderkammer
imperiali, le “camere delle meraviglie” in cui si raccoglievano
oggetti come zanne, carapaci,
coralli, uova, fossili, pesci abissali, e alcuni dipinti
raffiguranti gli “irsuti”, uomini ipertricotici che venivano portati
di corte in corte come intrattenimento. Altri oggetti provengono
delle botteghe numismatiche e di arti applicate milanesi. Ci
sono poi i disegni di erbari, frutta, animali, di cui all’epoca si
faceva gran studio al fine di incrementare serre, serragli e
giardini ma anche e soprattutto la conoscenza scientifica.
L’ultima delle sei sezioni in cui è
divisa la mostra è dedicata alle pitture “ridicole”, nelle quali
Arcimboldo fu un maestro. Particolarmente apprezzate sono le teste
composite, formate cioè da vari oggetti come fiori, frutti, pesci,
animali, ferri per caminetto, segnalibri, fasci di fogli, cannoni.
di
Antonio Venditti
16 ottobre
2017
©
Riproduzione Riservata
|
|
CONCORSO LETTERARIO:
LA MIA ROMA - I EDIZIONE |
|