Oltre 200 opere in mostra a
Palazzo Braschi
La visione utopica di Piranesi
C’è tempo fino al 15 ottobre 2017 per
approfondire la conoscenza di Giovan Battista Piranesi (1720-1778) e
della sua visione dell’antichità grandiosa e onirica. Al Museo di
Roma di Palazzo Braschi sono esposte oltre 200 opere grafiche del
maestro, metà delle quali provenienti dalla fondazione Giorgio Cini,
per illustrare la variegata attività del grande incisore e
architetto votato alla riscoperta dell’archeologia, che coniugò la
matrice vedutistica della propria formazione veneta con la passione
per le grandiose rovine di Roma, dove si era stabilito nel 1740. La
sua vastissima produzione di acqueforti, caratterizzata da visioni
prospettiche scenograficamente esasperate e da violenti effetti
luministici, ne fecero uno degli artisti di maggior successo sul
mercato artistico romano nel periodo culminante del Grand Tour
internazionale.
In esposizione le grandi vedute di Roma dalle amplificate
prospettive architettoniche, i fantasiosi capricci eseguiti ancora
sotto l’influsso di Tiepolo, le suggestive visioni della serie delle
Carceri, le varie raccolte di antichità romane. La sua arte ebbe
sulla cultura del tempo un grande impatto emotivo che si è protratto
fino ai giorni nostri. I materiali appartenenti alle collezioni del
Museo di Roma testimoniano la qualità delle raccolte con esemplari
di grande qualità e freschezza. Dalla fondazione Cini provengono,
inoltre, le realizzazioni tridimensionali di alcune invenzioni
piranesiane mai realizzate e ricavate dal ricchissimo repertorio
delle Diverse Maniere di adornare i Cammini (1769) o di alcuni pezzi
antichi, riprodotti e divulgati da Piranesi nella serie dei Vasi
candelabri cippi sarcofagi tripodi…, come il celeberrimo tripode del
Tempio di Iside a Pompei. Le ricreazioni tridimensionali sono state
realizzate dall’Atelier Factum Arte di Madrid, diretto da Adam Lowe,
tramite modellazione in 3D e procedimento stereolitografico.
Sono anche esposti reperti marmorei delle collezioni della
Sovrintendenza Capitolina, derivati dalla celebre Forma Urbis
severiana, la prima pianta di Roma fatta scolpire su pietra da
Settimio Severo, che Piranesi tentò di ricostruire nella sua
originaria composizione. E’ infine creata, grazie al contributo e
alla tecnologia del Laboratorio di Robotica Percettiva,
dell’Istituto TECIP - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, una sala
“immersiva” delle celebri prigioni piranesiane resa in versione
tridimensionale, per rivivere tutto il fascino di queste visioni
fantastiche e irreali che sono ormai divenute un vero e proprio
caposaldo del nostro immaginario collettivo. Un ricco e accattivante
repertorio visivo di grande godibilità, completato da accurate e
artistiche restituzioni fotografiche dell’unica realizzazione
architettonica lasciataci da Piranesi, la chiesa di Santa Maria del
Priorato, in un gruppo di opere appositamente realizzate dal
fotografo Andrea Jemolo.
Nella settecentesca cornice di Palazzo Braschi, ultima dimora
eseguita su committenza papale per volere di Pio VI (1775-1799),
viene così restituito un capitolo fondamentale della storia
culturale romana che, in un’epoca di apparente declino, registra da
un lato il rimando nostalgico alla grandiosità di un passato ormai
perduto e dall’altro un estremo straordinario momento di splendore.
La mostra “Piranesi. La fabbrica dell’utopia” – a cura di Luigi
Ficacci e Simonetta Tozzi - è promossa da Roma Capitale, Assessorato
alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di
Venezia, con l’organizzazione dell’Associazione MetaMorfosi e Zètema
Progetto Cultura.
Catalogo De Luca Editori d’Arte.
di
Antonio
Venditti
17 settembre 2017
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