Nel palazzo di Propaganda
Fide
Una cappella per i Re Magi
Anche i Re venuti dall’Oriente per portare oro,
incenso e mirra alla grotta di Betlemme sono ricordati in una chiesa
a Roma, bellissima ma poco conosciuta, perché non sempre aperta al
pubblico. Si trova a piazza di Spagna, nell’imponente palazzo di
Propaganda Fide, iniziato tra il 1562 e il 1571 per volontà di
monsignor Bartolomeo Ferratini, il prelato che ha dato il nome alla
vicina via Frattina.
Viene comunemente chiamata la Cappella dei Magi, ma è in effetti
dedicata a Cristo adorato dai Re Magi, primizie dei Gentili.
L’incarico di erigerla era stato affidato a Gian Lorenzo Bernini,
che tra il 1634 e il 1639 le aveva dato una pianta ovale, per
dedicarsi in seguito alla ricostruzione del palazzo Ferratini.
Nel 1644 moriva papa Urbano VIII Barberini, cui succedeva Innocenzo
X Pamphili, ostile al Bernini. L’artista napoletano venne sostituito
nella direzione dei lavori da Francesco Borromini, che proseguì la
ricostruzione dell'isolato. La chiesa berniniana, appena costruita,
fu demolita per lasciare il posto a una più grande, realizzata tra
il 1662 ed il 1664. Solo per la decorazione a stucchi si dovette
aspettare il 1666. La solenne consacrazione della chiesa si tenne il
18 aprile 1729. La decorazione ottocentesca a finti marmi è stata
rimossa nel 1955, restituendo alle architetture il l’originario
nitore e la purezza delle linee borrominiane. La pianta rettangolare
presenta angoli smussati. Alle cappelle, ultimate all’inizio del
‘700 da Carlo Fontana, si alternano nicchie con busti e iscrizioni.
I sei busti, di stile algardiano, hanno le basi in marmo nero del
Belgio con zoccoli e cornici in giallo antico. Al di sopra corre una
serie di finestre rettangolari, mentre ancora più in alto, le
finestre del cornicione sono arcuate e ovali. Sui lati minori sono
gli stemmi di Alessandro VII affiancati da angeli. Singolare è la
volta a fasce che si incrociano.
I quadri provengono dalla demolita chiesa del Bernini. Nella prima
cappella a destra, è la "Conversione di San Paolo" di Carlo
Pellegrini (1635). Sull’altare, "Adorazione dei Magi", di Giacinto
Gimignani, del 1634.
Il 6 gennaio 1775 nella chiesa vennero officiate più messe
contemporaneamente nei riti orientali alessandrino, antiocheno,
bizantino, armeno e caldeo, con musiche e canti scelti, davanti a
devoti e pellegrini, giunti a Roma in occasione del Giubileo. Si
procedette anche alla vestizione dei nuovi allievi: uno siriano, di
Aleppo, l'altro armeno, di Trebisonda, arrivati per essere formati a
diffondere la fede e compiere opera di evangelizzazione, che furono
presentati al Segretario Generale.
di
Cinzia Dal
Maso
5 gennaio 2016
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