Una vittoria della democrazia
La battaglia di Velletri
Il 19 maggio del 1849 si svolse a
Velletri un’epica battaglia: Giuseppe Garibaldi, con il 2°
reggimento d’Infanteria, attaccò l’esercito borbonico che intendeva
avanzare contro la Repubblica romana ed era presente nella città con
15.000 uomini e 4 batterie, comandati dallo stesso Re accompagnato
da tutto il suo Stato maggiore, oltre a un gruppo di detenuti
liberati dalle prigioni.
L’episodio è stato ricordato, come
ogni anno, da una cerimonia che si è tenuta domenica 24 maggio ed è
stata organizzata dalla prima “Compagnia guide Garibaldine” e dalla
sezione di Velletri della Società Mutuo Soccorso “Giuseppe
Garibaldi”, presieduta da Guido Ciarla, alla presenza di autorità
religiose, civili, militari, di rappresentanti dell’Istituto
internazionale di studi “Giuseppe Garibaldi”, dell’Associazione
Nazionale Garibaldina, delle associazioni combattentistiche e
d’arma.
La pioggia battente ha solo un po’
cambiato i piani della vigilia, ma non ha impedito che la
manifestazione si svolgesse in tutte le sue parti.
Per l’occasione è stato inaugurato il
giardino dedicato all’Eroe dei Due Mondi, quindi le rappresentanze
si sono schierate intorno al monumento ai Caduti di tutte le Guerre,
dove veniva deposta una corona di alloro. Il sindaco di Velletri,
Fausto Servadio, Giuseppe Garibaldi, pronipote dell’eroe, e Guido
Ciarla hanno rivolto alcune parole di saluto a tutti gli
intervenuti.
Particolarmente apprezzata la presenza
della banda musicale, che ha eseguito in modo impeccabile l’Inno di
Garibaldi e il Canto degli Italiani.
Il direttore dell’Istituto
internazionale di studi “Giuseppe Garibaldi”, Franco Tamassia, ha
illustrato ai numerosi presenti le fasi salienti della battaglia di
Velletri, tracciando un affresco dalle tinte vivide, in cui spicca
l’audacia di Garibaldi, al comando delle truppe dell’avanguardia,
circa due mila e cinquecento uomini. “Il 19 maggio il Re – ha
spiegato Tamassia – fa uscire da porta Romana uno squadrone di
cavalleria leggera, uno di dragoni e un battaglione di tiratori
scelti. Garibaldi, con i Cavalieri della Morte, attacca per primo il
nemico; in questo primo impatto i suoi vengono investiti dalle forze
preponderanti e lui stesso si trova in grave pericolo, ma non
cedono. Appena intervengono i rinforzi, i borbonici vengono volti in
fuga e ricacciati in Velletri. Alle undici il fuoco si fa vivissimo
e le truppe di Garibaldi, sebbene scarse e stanche, riescono a
fermare il nemico, numeroso, fresco e in posizione favorevole.
Arrivati nuovi rinforzi, Garibaldi rinvigorisce il combattimento. I
grossi nuclei di cavalleria borbonica si danno alla fuga, in
direzione di Napoli; Garibaldi si prepara ad attaccare di fianco i
fuggitivi. La vittoria sarebbe stata completa e forse si sarebbe
potuto fare prigioniero lo stesso Re – ha continuato Tamassia - ma
bisogna desistere per occupare definitivamente la città. Verso le 9
di sera il fuoco cessa lentamente e i borbonici residui riescono a
ritirarsi, protetti dai detenuti, che accendono fuochi presso le
porte della città. Verso le due di notte entrano in Velletri le
truppe repubblicane”.
Il prof. Tamassia ha spiegato i motivi
della vittoria garibaldina con parole toccanti ed efficaci: “Nella
battaglia che si svolse in queste terre nel 1849 si confrontavano da
una parte un esercito sudditi, dall’altra parte un esercito di
cittadini che aderivano a una Repubblica. Celebrare questo evento,
politico prima ancora che bellico, significa capire che il confronto
fra sudditi e cittadini è sempre attuale. Significa capire che
bisogna costantemente vegliare perché la democrazia non si conquista
definitivamente con le armi, non la si mantiene neppure solo con le
armi, ma si afferma e vive soprattutto praticandola e praticarla non
significa solo farla praticare da chi governa, ma praticarla anche
da governati, e da governati si pratica affrontando i sacrifici
della partecipazione. Partecipare è più duro che subire. Partecipare
prima che un diritto è un dovere”.
La manifestazione si è conclusa con la
premiazione degli elaborati di alcuni studenti degli Istituti di
Velletri.
di
Cinzia Dal
Maso
31
maggio 2015
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