Testimonia i commerci di duemila
anni fa
Il
piazzale delle Corporazioni a Ostia
Il monumento di Ostia antica che più di tutti
riesce a documentare l’importanza del commercio marittimo della
colonia e la sua apertura sul Mediterraneo è un grande spazio
rettangolare porticato di 107 metri per 78 dietro alla scena del
Teatro: il piazzale delle Corporazioni. Fu costruito insieme con il
teatro, in età augustea (27 a. C. – 14 d. C.) e ristrutturato sotto
Claudio (41 – 54 d. C.) e Domiziano (81 – 96). Dovette assumere
l’aspetto attuale in epoca adrianea (98 – 117), quando il portico
divenne a doppia fila di colonne, anche se la maggior parte dei
mosaici è più tarda. Questi, infatti, si trovavano sui pavimenti e
dovevano essere rifatti frequentemente, dato il continuo calpestio a
cui erano sottoposti. L’aspetto del portico è singolare: si svolge
su tre lati del piazzale e ha un’area più interna divisa da muretti
in laterizio, in modo da formare 60 stanzette, ognuna preceduta da
una piccola area porticata, scandita da colonne e pavimentata con
mosaici a tessere bianche e nere. I soggetti di questa decorazione
musiva e le iscrizioni che spesso li accompagnano hanno dato luogo,
nel passato, a un’interpretazione un po’ azzardata del monumento,
anche se non del tutto errata: gli studiosi ritenevano che nei 60
ambienti del porticato avessero sede gli uffici di rappresentanza
dei “collegi” di proprietari di navi e di mercanti, raggruppati per
città e provincia e concentrati in un unico luogo, una sorta di
“camera di commercio”. Almeno all’inizio, però, non doveva essere
così, visto che i mosaici più antichi, dell’età di Claudio,
contengono scene di genere, senza alcun riferimento al commercio. Il
portico, perciò, quando fu costruito era parte integrante del
teatro, sull’esempio di analoghi edifici di Roma, come quelli di
Pompeo o di Balbo nel Campo Marzio. Lo stesso Vitruvio, nel suo
trattato “De Architectura”, raccomandava di annettere portici ai
teatri per consentire agli spettatori di accedere al piazzale negli
intervalli delle rappresentazioni, passeggiando e conversando
nell’area sistemata a giardino o trovando riparo dal solo o dalla
pioggia sotto il portico. Non bisogna dimenticare che gli spettacoli
teatrali erano gratuiti, quindi avevano continuo bisogno di
sovvenzioni pubbliche e private per curare le messinscene. Da qui
l’ipotesi che alcune associazioni, versando contributi al teatro per
restauri, manutenzioni o realizzazioni sceniche, avevano acquisito
il diritto di far sistemare nelle varie sezioni del portico mosaici
con immagini e iscrizioni simboleggianti la propria attività,
proprio come farebbe uno sponsor dei nostri giorni. Con il passare
del tempo, gli uomini d’affari stranieri privi di un ufficio stabile
a Ostia dovettero cominciare a considerare la stanzetta del portico
relativa al proprio paese un punto di riferimento dove incontrare i
propri connazionali e intrecciare rapporti di lavoro.
In ogni caso, i mosaici del piazzale delle
Corporazioni sono un documento unico al mondo, in grado di
testimoniare l’ampiezza raggiunta dai traffici commerciali. Ci sono
soggetti generici, come pesci, delfini e altri animali acquatici,
simboli del mare, l’elemento che rendeva possibili gli scambi tra le
varie popolazioni. Spesso è raffigurato il Faro di Porto, l’approdo
imperiale a nord della foce. Si riconoscono anche imbarcazioni di
vario tipo, con le vele spiegate al vento, talora colme di anfore.
Uno degli oggetti più frequentemente riprodotto è il “modius”, il
moggio, emblema del commercio granario, un recipiente di forma
cilindrica sostenuto da tre piedini, nel quale venivano misurati i
cereali, che conteneva circa sei chili e mezzo di grano.
di
Cinzia Dal
Maso
17 maggio 2015
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