In mostra ai Musei Capitolini l’arte da Comodo a Diocleziano
Un secolo e mezzo di angoscia
L’età compresa tra i regni di
Commodo (180 – 192 d.C.) e Diocleziano (284 – 305 d.C.) fu un
periodo di grandi cambiamenti, che uno storico del tempo definì “il
passaggio dall’impero d’oro (quello di Marco Aurelio) a uno di ferro
arrugginito”. In meno di centocinquanta anni infatti l’Impero cambiò
la propria fisionomia, arrivando all’instaurazione della Tetrarchia,
mentre Roma perdeva il suo ruolo di capitale. Intanto aumentavano le
pressioni di alcuni popoli sui confini dell’impero, si verificavano
spinte secessioniste, come nell'Impero
delle Gallie o nel
Regno di
Palmira, crescevano i disordini interni, il tradizionale
sistema
economico andava in crisi, dilagava l’inflazione,
l’instabilità politica era sempre più grave.
Determinante fu la fine della
trasmissione del potere su base esclusivamente dinastica: l’esercito
era capace di imporre gli imperatori e di eliminarli. È un mondo
che muta definitivamente la propria struttura sociale, con lo
sfaldamento delle istituzioni e il parallelo emergere di nuove forze
sociali. Le graduali tappe di queste trasformazioni si riflettono
sui modelli figurativi e del linguaggio formale della scultura, che
si carica di un nuovo e forte accento patetico.
La mostra “L’Età
dell’Angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.)”,
fino al 4 ottobre 2015 ai Musei Capitolini, è il quarto appuntamento
del ciclo “I Giorni di Roma”: un’iniziativa promossa da Roma
Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione
Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dal
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo,
organizzata da Zètema Progetto Cultura e MondoMostre, con la cura di
Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce e Annalisa Lo Monaco.
La prima sezione della mostra è
dedicata a “I protagonisti”, con circa 92 opere, e comprende
ritratti, statue e busti degli imperatori regnanti e delle loro
mogli, oltre a quelli dei cittadini più abbienti dell’epoca; la
seconda sezione, “L’esercito”, presenta, con oltre 20 opere,
uno degli elementi principali della nuova epoca, capace di un enorme
potere; la terza sezione, “La città di Roma”, racconta
attraverso 14 opere i grandi cambiamenti che nel III secolo segnano
profondamente l’identità stessa di Roma, dalla costruzione delle
Mura Aureliane alla presenza di grandi caserme militari, alla
realizzazione di una pianta marmorea della città su grande scala
(cosiddetta Forma Urbis Severiana); la quarta sezione, “La
religione”, attraverso 52 opere, illustra un fenomeno di grande
portata: l’arrivo in città di culti orientali, che si andranno ad
affiancare pian piano ai culti tradizionali. Iuppiter Dolichenus,
Mitra, Helios-Sol, Sabazio, Cibele/Attis, Iside saranno capaci di
attrarre una gran massa di fedeli e di rispondere ad alcune delle
esigenze che porteranno in breve all’affermazione straordinaria del
Cristianesimo; la quinta sezione, “Le ricche dimore private e i
loro arredi”, con circa 30 opere, offre uno sguardo sugli spazi
privati, sui gusti e gli arredi domestici di alcune delle più ricche
dimore private dell’epoca; nella sesta sezione, “Vivere (e
morire) nell’impero”, circa 7 opere raccontano i cittadini
romani al di fuori della Capitale: i loro gusti, le loro attività
quotidiane, le loro immagini funerarie; la settima sezione, “I
costumi funerari”, è composta di 24 tra sarcofagi, rilievi e
pitture, con una ricca presentazione di temi e soggetti, tratti dai
repertori dei miti tradizionali e innovati secondo linguaggi e gusti
ormai del tutto differenti.
Il titolo della mostra trae
spunto da un’opera di Eric Dodds intitolata “Pagani e cristiani
in un’epoca di angoscia , edita nel 1965 e dedicata proprio al
III secolo d.C.
di
Cinzia Dal Maso
22 gennaio 2015
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