La residenza di Sergio Mattarella
Alle origini del palazzo del Quirinale
Quella del Presidente della Repubblica italiana è una residenza da record. Il
Palazzo del Quirinale, infatti, con i suoi oltre centodiecimila metri quadrati,
ha una superficie 20 volte maggiore di quella della Casa Bianca statunitense e
contiene una eccezionale collezione di tesori d’arte che ha continuato ad
accrescersi attraverso il tempo.
Il Quirinale è il più alto dei sette colli, anzi il “collis” per eccellenza: i
suoi 61 metri lo rendevano particolarmente salubre e fin dall’antichità ospitò
edifici pubblici e luoghi di culto, come il tempio del dio Quirino, quello di
Semosanctus o quello della dea Salute, dove si celebravano le cerimonie
propiziatorie al benessere dello Stato. Ebbe una grande importanza strategica e
fu fortificato fin dall’epoca più antica; era compreso nella cinta del IV secolo
a.C., le cosiddette Mura Serviane.
L’attuale rettifilo costituito dalle vie del Quirinale e Venti Settembre ricalca
un asse viario romano, l’alta Semita, che metteva in collegamento la porta
Salutaris con la porta Collina e andava in direzione del territorio sabino.
Sul colle fin dall’età repubblicana si insediarono numerose residenze private di
tipo aristocratico, come quelle di Pomponio Attico, amico di Cicerone, dei
Flavi, dei Claudi, di Fulvio Pauziano e del poeta Marziale.
In epoca imperiale furono innalzati gli edifici più imponenti del colle, il
tempio di Serapide, voluto da Caracalla nel 217 d. C., e le terme di Costantino.
Proprio dal tempio di Serapide sembra provenissero le due statue di Dioscuri che
tengono per le briglie i loro cavalli, ancora oggi sulla piazza. Le sculture,
copie romane da originali greci alte più di cinque metri, sarebbero state in
seguito trasferite all’ingresso delle terme di Costantino. Fu proprio la loro
presenza sul Quirinale a dare al colle il nome di Monte Cavallo. Tra il 1469 e
il 1470 il pontefice Paolo II commissionò un primo, seppur parziale, restauro
dei Dioscuri, reso completo solo da Sisto V nel 1585. Il pontefice inserì la
piazza dal Quirinale nel suo progetto di rinnovamento urbanistico di Roma e fece
trasferire i due colossi a fianco a una vasca marmorea per fare da sfondo
all’asse viario proveniente da porta Pia. La sistemazione definitiva della
fontana si ebbe a partire dal 1786, quando Pio VI fece collocare tra le sculture
l’obelisco privo di geroglifici proveniente dal Mausoleo di Augusto. Pio VII,
nel 1816, fece sostituire la vasca con una grande conca di granito che si
trovava nel Foro Romano, presso l’Arco di Settimio Severo, dove era ridotta a
far da abbeveratoio al bestiame nei giorni di mercato.
Nel Medioevo l’aspetto del colle aveva cominciato a cambiare: gli antichi
edifici andavano in rovina, mentre venivano costruite chiese, torri e abitazioni
gentilizie. All’inizio del Cinquecento tutto attorno alla piazza e lungo l’alta
Semita si erano disposti palazzi e ville, tra cui quella del cardinale Oliviero
Carafa, dotata di una vigna.
La proprietà Carafa fu presa in affitto nel 1550 dal potentissimo cardinale
Ippolito II d’Este, figlio di Lucrezia Borgia, famoso per la sua splendida villa
a Tivoli. Il prelato trasformò la vigna in uno stupendo giardino, ammirato per
le sue fontane ricche di giochi d’acqua e per le sculture antiche che lo
popolavano. La fama del luogo fu tale da indurre il pontefice Gregorio XIII
(1572-85) a incaricare l’architetto Ottaviano Mascarino della costruzione di una
residenza più ampia, realizzata tra il 1583 e il 1585. Ne risultò un’elegante
villa con facciata a portico e loggia, messe in collegamento da una splendida
scala elicoidale. Il Mascarino realizzò anche il cosiddetto “torrino”, il
belvedere che corona la palazzina: nasceva così il primo nucleo del palazzo del
Quirinale.
di
Cinzia Dal Maso
29 gennaio 2015
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