Henri
Matisse alle Scuderie del Quirinale
Stregato
dall’Oriente
Henri Matisse non sarebbe dovuto diventare un
pittore. Figlio di un commerciante di sementi, avrebbe dovuto
succedere al padre nella gestione del negozio. Cercò anche di
intraprendere la carriera di avvocato, ma nel 1890 un’appendicite lo
costrinse a letto per quasi un anno. Iniziò a dedicarsi alla pittura
e dal 1893 frequentò l’atelier del pittore simbolista, Gustave
Moreau, insieme con l’amico Albert Marquet. Nel 1895 si iscrive all'École
des Beaux Arts, dove insegnavano molti Orientalisti.
Furono quelli gli anni in cui si appassionò
all’Oriente: visitò la collezione islamica del Louvre e le diverse
mostre che, nel 1893-1894 e soprattutto nel 1903, vennero dedicate
all’arte islamica al Musée des Arts Decoratifs di Parigi.
All’Esposizione mondiale del 1900 esplorò l’arte musulmana nei
padiglioni dedicati a Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed
Egitto. Frequentò nel contempo anche le gallerie dell’avanguardia,
come quella di Ambroise Vollard, dal quale acquistava nel 1899 un
disegno di Van Gogh, un busto in gesso di Rodin, un quadro di
Gauguin e uno di Cézanne, che influenzerà moltissimo l’opera di
Matisse.
Nel 1906 fece un viaggio in Algeria, dal quale
riportò ceramiche e tappeti da preghiera, i cui disegni e i cui
colori saranno di ispirazione alle sue tele. Nel 1907 fu in Italia,
visitando Firenze, Arezzo, Siena e Padova: “Quando
vedo gli affreschi di Giotto – scriveva - non mi preoccupo di
sapere quale scena di Cristo ho sotto gli occhi ma percepisco il
sentimento contenuto nelle linee, nella composizione, nei colori”.
Nel 1810 si tenne a Monaco di Baviera la grande
“Esposizione di arte maomettana”, la prima mostra di arte musulmana,
che influenzerà una generazione di artisti, da Kandinsky a Le
Corbusier. Per Matisse costituirà lo spunto per un tipo di
decorazione di impianto compositivo assai lontano dalle sue
tradizioni occidentali. L’artista si recò a Mosca nell'autunno 1911
per curare l’installazione in casa Schukin di La
danza e La musica. Nel 1912 tornò in Africa, alla volta del
Marocco, di Tangeri la bianca. Rimase sorpreso da una luce dolce e
da una natura lussureggiante che andranno ad accentuare la sua
cadenza armonica, musicale: “Un tono non è che un colore, due
toni sono un accordo”.
La mostra “Matisse. Arabesque”, curata da Ester
Coen, sarà alle Scuderie del Quirinale dal 5 marzo al 21 giugno
2015. Vuole restituire un'idea delle suggestioni che l'Oriente ebbe
nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i
suoi arabeschi, i suoi colori, suggerisce
uno spazio più vasto, un vero spazio plastico e
offre un nuovo respiro alle sue composizioni, liberandole dalle
costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della
"somiglianza" per aprire a uno spazio fatto di colori vibranti, a
una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di superficie
pura. Come ebbe a dire l’artista, “la preziosità o gli arabeschi
non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e
quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro.”
L’esposizione, promossa dal Ministero dei Beni
e delle Attività Culturali e del Turismo, da Roma Capitale -
Assessorato alla Cultura, Creatività, Promozione Artistica e
Turismo, è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in
coproduzione con MondoMostre. In esposizione oltre cento opere di
Matisse. Ci sono alcuni capolavori assoluti provenienti dai maggiori
musei del mondo, come Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou,
Orangerie, Philadelphia e Washington.
Il comitato scientifico della mostra è composto
da John
Elderfield, Remi
Labrusse e Olivier
Berggruen.
Il catalogo è di Skira editore.
di
Alessandro
Venditti
5 febbraio 2015
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