Forse era la sala da pranzo
della villa di Gallieno
IL TEMPIO DI
MINERVA MEDICA
A via Giolitti, a due passi dalla stazione
Termini, assediato dal traffico e soffocato dalle costruzioni
moderne, è un imponente monumento, il cosiddetto “Tempio di Minerva
Medica”, che deve tale denominazione, già riportata in un disegno
cinquecentesco di Pirro Ligorio, al ritrovamento dell’Atena
Giustiniani, ora conservata i Musei Vaticani.
In origine era un’aula a pianta decagonale con diametro di 25 metri,
con nicchie semicircolari su nove lati. L’ingresso, sul decimo lato,
era preceduto da un atrio a forcipe. Il piano superiore mostra dieci
finestre ad arco ribassato. La cupola, in opera laterizia, è
semisferica e scandita da nervature in laterizio all’interno.
Appartiene al tipo “a vela” ed è la terza a Roma dopo il Pantheon e
dopo quella delle Terme di Caracalla. Purtroppo è parzialmente
crollata nel 1828.
Due grandi esedre fiancheggiavano il padiglione a pianta centrale,
inserito in un complesso di altri ambienti. L’aula decagonale e i
suoi annessi dovevano essere riccamente decorati, come dimostrano le
tracce di mosaici in pasta vitrea ancora presenti sulla parte
interna della cupola, in seguito intonacata. Le pareti erano
ricoperte da lastre marmoree, mentre i pavimenti erano rivestiti da
mosaici e da opus sectile a colori vivaci.
L’edificio può essere datato ai primi decenni del IV secolo d. C. ed
è ritenuto un ninfeo o una sala da pranzo degli Horti Liciniani, la
grande villa sull’Esquilino appartenuta all’imperatore Licinio
Gallieno e nella quale potevano essere ospitati, in vari ambienti,
tutti gli appartenenti alla corte imperiale.
Riprodotto più volte da pittori e incisori, il “Tempio di Minerva
Medica” costituì un modello per l’architettura rinascimentale e
barocca.
di
Annalisa Venditti
25 settembre 2014
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