Una mostra antologica dedicata la grande maestro olandese
Escher al Chiostro del
Bramante
Dal 20 settembre 2014 al 22 febbraio 2015, nella splendida
cornice del Chiostro del Bramante, si terrà una grande mostra antologica
interamente dedicata a Maurits Cornelis Escher (1898–1972), incisore e grafico
olandese.
L’esposizione - curata da Marco Bussagli e prodotta da DART Chiostro del
Bramante e Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Escher -
contestualizza il linguaggio dell’artista e racconta l’annodarsi di universi
culturali apparentemente inconciliabili, armonizzati con una geniale spinta
creativa in una dimensione visiva decisamente unica. Infatti questo
intellettuale seppe osservare la natura in modo del tutto personale, riuscendo a
far emergere in filigrana, con un gioco sapiente che rasenta la magia, la
bellezza della regolarità geometrica del creato.
“Sono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me
avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!”. Così Escher
descrive l’ispirazione alla base della litografia “Tre mondi”, in cui
superficie, profondità e riflesso sono messe su un unico piano, quello
dell’acqua, in un accavallamento di mondi reali e mondi riflessi fra sogno e
geometria, invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore.
La spinta verso il meraviglioso e l’inconsueto – però - sarebbe nata nella mente
e nel cuore di Escher grazie allo stupore privato davanti alla bellezza del
paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea, dai declivi
scoscesi di Castrovalva ai monti antropomorfi di Pentadattilo. Su questi
paesaggi si allungava il suo sguardo che scorgeva la regolarità dei volumi, la
dimensione inaspettata degli spazi, la profondità storica delle città e dei
borghi. I paesaggi mozzafiato, ma anche le cose più piccole – foglie, cristalli,
ramarri o cavallette – erano per l’artista straordinarie architetture naturali.
Fu la dimestichezza con questi luoghi, così diversi dalla dolcezza orizzontale
della terra olandese, a porsi alla radice di un percorso artistico che
s’avventurò negli spiazzi sconfinati della geometria e della cristallografia,
divenendo terra fertile per giochi intellettuali dove la fantasia regnava
sovrana.
Quello di Escher, infatti, è uno sguardo che sa cogliere nella realtà il
reticolo geometrico nascosto nelle cose, per poi farne le premesse compositive
per costruire quelle che più tardi prenderanno il nome di immagini interiori.
Lasciata definitivamente l’Italia, nel 1936 Escher giunse a Cordova e
all’Alhambra: qui il gioco di tassellature dei monumenti moreschi innescò un
ulteriore processo creativo che coincise con il riemergere della cultura art
nouveau della sua formazione artistica.
In mostra più di 150 opere, tra cui i suoi capolavori più noti come “Mano con
sfera riflettente” dalla M.C. Escher Foundation. “Giorno e notte”, “Altro mondo
II”, “Casa di scale (relatività)”, sono state concesse dalla Collezione
Giudiceandrea.
Il percorso espositivo si propone di seguire letteralmente lo sguardo di Escher,
che prende le mosse dall’osservazione diretta e puntuale della natura. Questo
grande intellettuale, mago nell’iper suggestione del disegno, racconta
attraverso le sue opere la compenetrazione di mondi simultanei, il continuo
passaggio tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, ma anche le ricerche
della Gestalt (la corrente sulla psicologia della forma incentrata sui temi
della percezione), le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le
leggi della percezione visiva e l’eco che la sua opera ebbe nella società del
tempo.
La mostra offre un confronto con opere di altri artisti, quali Marcel Duchamp,
Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella.
di
Alessandro Venditti
11 settembre 2014
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