Oggi è
un rudere, ma ha dato il nome a un quartiere
Tor di
Quinto, presidio della via Flaminia
Antonio Nibby, nella prima metà dell’Ottocento, riferiva che dopo circa 1500
passi geometrici da Ponte Milvio “si giunge alli prati denominati di
Tor di Quinto
da una Torre de’ bassi tempi che ancora ivi
esiste, e che porta un tal nome;
questa è a sinistra della via, di costruzione così detta saracinesca, in rovine,
e molto pittoresca per la sua posizione sopra certi sassi. Generalmente si
deduce l’etimologia di Tor
di Quinto da Quinzio Cincinnato, di cui pretendono che qui fosse
il podere; e perciò chiamano questi prati ancora col nome di Quinzi. Ma quanto
questa opinione sia lontana dal vero basta leggere in Tito Livio (lib. III. c.
XI) la situazione de’ prati Quinzj”:
si trovano infatti di fronte ai Navalia, quindi poco fuori la porta Portese.
“L’etimologia vera di Tor di
Quinto – concludeva lo studioso - è come si vede ad quintum
lapidem perché realmente si trova al
quinto miglio della via Flaminia”.
Della torre, che ha dato il nome a un intero quartiere, resta un misero rudere,
abbarbicato sul suo sperone roccioso che domina la strada. Era a pianta quadrata
e se ne conserva la base, in scaglie di selce e frammenti marmorei di reimpiego,
che poggia direttamente sul tufo. Era infatti fondata su resti di età romana,
usando anche pezzi del basolato della sottostante strada. Era munita di una
scarpata in funzione di contrafforte. Da quel poco che sopravvive dell’alzato,
vediamo che era in blocchi informi di tufo.
Il
monumento può essere datato tra il 780 e il 787, anche se viene ricordato solo a
partire dalla metà del XIV secolo. Svolgeva una decisiva funzione di controllo e
di difesa della riva destra del Tevere e della via Flaminia, probabilmente a
servizio della domus culta di San Leucio, fondata da papa Adriano I (772 – 795)
e dotata di una struttura amministrativa e di un edificio religioso, dedicato
per l’appunto a San Leucio. Le domus culte erano grandi aziende agricole
amministrate direttamente dalla Chiesa, che godevano di autonomia organizzativa
e avevano perfino facoltà di battere moneta e di difendersi con milizie proprie.
La
torre doveva anche essere in contatto semaforico con altre torri vicine,
soprattutto con la fortificazione medioevale di ponte Milvio, dotata della torre
del Tripizone.
La
zona a nord della Tor di Quinto viene chiamata “I due ponti” due ponticelli
attraverso i quali la Flaminia vecchia scavalcava i fossi dell’Acquatraversa e
della Crescenza. La strada romana, invece correva più a est e scavalcava i due
fossi dopo la loro confluenza con un solo ponte, indicato nella carta di
Eufrosino della Volpaia come ponte di Quinto.
di
Cinzia Dal Maso
12 Marzo 2014
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