Ispirò a D’Annunzio il
personaggio di Elena Muti
Olga Ossani, la bella Febea
Nel 1889 Gabriele D’Annunzio pubblicava “Il piacere”, uno
dei suoi capolavori. Protagonisti del romanzo, il conte Andrea Sperelli e la
bellissima Elena Muti. Ma a chi si era ispirato il Vate per tracciare questo
affascinante personaggio femminile? La maggior parte degli studiosi non sembra
avere dubbi: a Olga Ossani, la giornalista romana con cui – appena ventunenne -
aveva avuto una breve ma intensa relazione. Si erano conosciuti nel dicembre del
1884 e non sappiamo fino a che punto si siano spinti i loro rapporti. Di certo
ebbero una svolta nel marzo del 1885, quando Olga prese la decisione di sposare
un suo collega giornalista, Luigi Lodi, che firmava i suoi articoli con lo
pseudonimo di “Saraceno”. Per una significativa coincidenza, nel romanzo Elena
lascia Andrea il 25 marzo del 1885, nella campagna fuori Porta Pia.
Ma chi era questa donna che aveva lasciato un segno così profondo
nell’immaginazione del poeta?
Olga Ossani era nata a Roma il 28 maggio del 1857 da Carlo e Maria Paradisi. La
sua era una famiglia di veri patrioti. Il nonno era Filippo Paradisi, il
giornalista che dalle pagine de “Il Contemporaneo” non aveva paura di attaccare
i potenti e le istituzioni..
La nonna, la madre e tutte le zie di Olga durante l’assedio della Repubblica
romana furono impegnate nel soccorso dei feriti nell’ospizio della Trinità dei
Pellegrini.
Nel 1862 Maria Paradisi e Carlo Ossani furono imprigionati nelle carceri
pontificie per le loro idee politiche. Con loro c’era anche la piccola Olga, che
aveva appena 5 anni: un’esperienza che non avrebbe più dimenticato e ritroviamo
in un suo racconto del 1908, “La bambola in prigione”.
Appena liberata, la famiglia si trasferì a Napoli. Fu qui che Olga, poco più che
ventenne, mosse i primi passi nel giornalismo, distinguendosi per una prosa
svelta, elegante nervosa. Ma stava diventando un mito anche la sua bellezza,
accresciuta dal contrasto tra i capelli completamente bianchi e il viso
giovanile, in cui spiccavano i luminosissimi occhi scuri. Divenne la principale
fonte di ispirazione per un famoso artista napoletano, Francesco Jerace che dopo
averla vista, qualsiasi soggetto dipingesse o scolpisse, fosse “pure Lucifero,
ne riproduceva le fattezze”. Non restò insensibile al suo fascino nemmeno
Edoardo Scarfoglio, che nel 1883 procurò a Olga una prestigiosa collaborazione
con “Cronaca Bizantina”. Quando il principe del giornalismo sposò Matilde Serao
il suo amore per Olga si tramutò in amicizia destinata a durare attraverso gli
anni. Fu proprio donna Matilde a far scrivere Olga su il Capitan Fracassa. Nel
suo primo articolo per il periodico nasceva lo pseudonimo “Febea”, candida come
la luna che andava a illuminare i posti più segreti di Napoli.
Salvatore Di Giacomo le dedicava una delle più belle canzoni napoletane, messa
in musica da Mario Costa: “Napulitanata”.
Nel settembre del 1884 scoppiava a Napoli una terribile epidemia di colera. Come
aveva fatto la madre nel ’49, Olga si unì ai volontari per il soccorso degli
ammalati, entrando a far parte della Croce Bianca ma cercando – inutilmente - di
mantenere il segreto.
Nel novembre del 1884 Olga si trasferiva a Roma dove incontrò, come abbiamo già
visto, Gabriele D’Annunzio, più giovane di lei di 6 anni. Dal matrimonio con
Luigi Lodi nacquero quattro figli, tre maschi e una femmina, Marinella. Lei
aveva già un figlio, nato da un uomo il cui nome rimase sempre segreto.
Il lavoro di Olga proseguì a ritmi incalzanti. Nei suoi articoli cominciò a
chiedere per le donne parità, diritto al voto, allo studio.
Con la prima guerra mondiale Olga pian piano si allontanò dalla scena pubblica.
Morì a Roma l’11 febbraio del 1933, dopo aver tentato invano di far entrare il
marito tra i membri dell’Accademia d’Italia, chiedendo aiuto anche a Gabriele
D’Annunzio.
di
Cinzia Dal Maso
06 Marzo 2014
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