I restauri continuano, ma servono 31
milioni di euro
La Domus Aurea
potrebbe riaprire nel 2018
La Domus Aurea - la più grande, ricca e sontuosa dimora
dell’antica Roma - potrebbe essere riaperta al pubblico entro il 2018. Gli
immensi ambienti erano stati progettati per Nerone dagli architetti Severo e
Celere ed erano sorti sulle ceneri del grande incendio del 64 d.C., che
distrusse una vasta parte della città. La Domus Aurea venne a occupare quasi
tutto il centro di Roma, cancellando case e edifici pubblici, in un'area di
circa ottanta ettari compresa tra il Palatino, l'Esquilino, l'Oppio e il Celio,
includendo edifici di grandezza spettacolare e addirittura un lago vasto "quasi
come un mare", dove in seguito sarebbe sorto il Colosseo. Tra gli stessi
contemporanei girava una battuta pungente, riportata da Svetonio: "Roma è oramai
una sola casa: migrate a Veio, o Quiriti, se questa casa non occuperà anche Veio".
Alla morte del principe, i suoi successori restituirono all'uso pubblico l'area
occupata dalla gigantesca reggia, distruggendo le costruzioni del Palatino e
della valle compresa tra l'Oppio e il Celio. Solo il padiglione del colle Oppio
sopravvisse al rinnovamento urbanistico dei Flavi, almeno fino al 104 d.C.,
quando l’edificio – ormai spogliato dei marmi e delle opere d’arte - fu colmato
di terra e ridotto a base del soprastante complesso termale di Traiano,
progettato dall'architetto Apollodoro di Damasco. Se da un lato quest’operazione
cancellò per secoli la memoria del nucleo residenziale del Colle Oppio,
dall'altro ne ha consentito la conservazione fino ai giorni nostri.
Alla fine del Quattrocento curiosi ed appassionati di antichità penetrarono
attraverso le volte negli ambienti colmi di terra. Alla luce delle torce, in
quelle che sembravano grotte, un mondo fantastico si aprì ai loro occhi.
Iniziarono a copiare i motivi decorativi delle volte, promuovendo nel secolo
successivo la fama e la fortuna dell'arte delle "grottesche". Artisti
famosissimi, come Raffaello, Pinturicchio, Ghirlandaio, Giovanni da Udine e
altri, le cui firme graffite o tracciate a nerofumo sulle pareti della domus
testimoniano ancora oggi il ricordo della visita, trassero ispirazione dalle
pitture e dagli stucchi neroniani per decorare le logge e le stufette di
cardinali e aristocratici romani, nei Palazzi Vaticani, a Castel Sant'Angelo, a
Villa Madama: agli inizi del Rinascimento, la riscoperta della Domus Aurea segnò
la scoperta della pittura antica, con un clamore paragonabile a quello suscitato
duecentocinquanta anni più tardi dai rinvenimenti degli affreschi di Ercolano e
Pompei.
Ora il vero problema per portare avanti il restauro è il reperimento dei fondi
necessari: si parla di circa 31 milioni di euro, tra i 7 e gli 8 milioni di euro
l’anno, che però la Sovrintendenza non sa come inserire nel bilancio, visti i
tagli che in questo ultimo periodo si sono abbattuti anche sulla cultura.
L’unica speranza è trovare degli sponsor privati, come si augura Dario
Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività culturali. Allora sembrano
quasi un miracolo quei 18 milioni di euro già spesi in 7 anni, con l’impiego di
ben 13 imprese, ognuna con un compito specifico: si va dall’ingegneria alla
botanica. Sì, proprio alla botanica, perché una delle criticità più delicate da
affrontare è quella che riguarda il giardino del Colle Oppio, bello a vedersi ma
disastroso per le antiche strutture sottostanti. La spessa coltre di terreno
pesa sulle volte, le radici degli alberi, penetrano fino agli ambienti
sotterranei, provocando lesioni e aprendo la strada a infiltrazioni d’acqua. E’
solo del 2012 il crollo di una galleria.
di
Cinzia Dal Maso
15 maggio 2014
©
Riproduzione Riservata
The Domus Aurea (Golden House), the great house of emperor Nero in the heart of
ancient Rome, is on restoration. The reopening is expected for the year 2018.