Innovazioni e simboli nel capolavoro di
Borromini
La cupola di S. Ivo alla Sapienza
Nel 1632 Francesco Borromini fu incaricato da papa Urbano VIII di completare la
costruzione della chiesa di San’Ivo alla Sapienza, che doveva costituire la
cappella dell’Università. La progettazione fu condizionata dalla preesistenza
del cortile e del palazzo realizzati da Giacomo della Porta. Bisognava sfruttare
il più possibile un’area quadrata. Borromini scelse di sviluppare il suo
progetto verso l’alto, con lo slancio della cupola che con la sua luminosità
inondante suggerisce l’idea di una altezza irraggiungibile. Internamente è
divisa in sei spicchi, ognuno dei quali definito ai lati da una serie di otto
stelle, la cui dimensione diminuisce man mano che si sale. In ogni spicchio si
apre un finestrone, su cui sono gli elementi dello stemma di Alessandro VII
Chigi, sotto il cui pontificato la chiesa fu completata.
Borromini non ha posto elementi intermedi tra chiesa e cupola, ossia, da un
punto di vista simbolico, tra spazi terreni e spazi sacri: la pianta mistilinea,
esagonale, determinata dall’intersezione di due triangoli equilateri, cambia
gradualmente, fino a trasformarsi nel cerchio perfetto alla base della lanterna:
una metamorfosi definita da Wittkower anamorfica. L’originalità della cupola si
avverte anche e soprattutto all’esterno, con la sua conclusione nella lanterna,
caratterizzata da un percorso a spirale culminante in una corona fiammata, sopra
la quale, nella leggerezza del ferro battuto, sono una tiara, un globo, la
colomba dei Pamphili con il ramoscello d’olivo in bocca e la croce. Ecco la
grande rivoluzione dell’artista: questa non è una cupola tradizionale, che
sembra calare dall’alto come un mantello, ma ha un’incredibile spinta verso
l’alto.
La lanterna spiraliforme sembra rimandare, secondo alcuni, al Faro di
Alessandria, con la sua luce sulla sommità. Lo confermerebbero anche i gabbiani
in pietra posti sui merli della lanterna. Ma se di faro dobbiamo parlare, perché
non pensare a quello di Ostia, con i suoi tre o quattro piani digradanti, noto
da mosaici e rilievi? Durante la sua lunga permanenza a Roma, dove potrebbe
averne visto una raffigurazione il Borromini? Non certo a Ostia, che si cominciò
a scavare nell’Ottocento. Forse su qualche sarcofago, in cui stava a
simboleggiare il porto, rifugio sicuro per le anime dopo il pericoloso viaggio
della vita. Un’ipotesi suggestiva, tutta da verificare.
Un’altra teoria riguardo alla lanterna la vorrebbe riferita alla Torre di
Babele: in questo caso si alluderebbe alla supremazia della Sapienza divina
sull’errore umano. Infine, la lanterna potrebbe rappresentare una tiara
pontificia tesa verso l’alto.
Church of Sant’Ivo alla Sapienza by Francesco Borromini.
The dome is divided into segments. At its top, the famous lantern finishing in a
spiral.
di
Cinzia Dal Maso
5 giugno 2014
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