La Necropoli dell’Osteria di
Vulci svela altri tesori
La Tomba del Piccolo Principe
Dopo la recente scoperta della “Tomba dalle
Mani d’Argento”, la necropoli dell’Osteria di Vulci torna a salire
alla ribalta della cronaca. Non c’è da stupirsi, se consideriamo che
il territorio vulcente costituiva il più grande stato dell’Etruria
meridionale. Le sue necropoli sono state fin dal Settecento la più
fruttuosa miniera di ceramica greca: hanno restituito decine di
migliaia di vasi, che sono andati a formare le raccolte dei maggiori
musei del mondo.
Il nuovo rinvenimento è stato effettuato vicino alla tomba della
Sfinge: un piccolo dromos conduce a un vestibolo su cui si
affacciano due piccole camere funerarie, in una delle quali era
stato inumato un soggetto molto giovane, a giudicare dalla grandezza
delle ossa dell’età di circa 10 anni. Per conoscerne il sesso
bisognerà aspettare l’esito delle analisi antropologiche. Intanto
però la sepoltura, databile alla fine del VI secolo a. C., è stata
chiamata “Tomba del Piccolo Principe”, per la vicinanza a quella
della Sfinge, che fa ipotizzare l’appartenenza del giovane defunto
alla stessa famiglia principesca. Nelle due camere sono stati
rinvenuti vari oggetti di corredo, tra cui vasellame in bucchero e
d’impasto, un’ascia, una lancia e un coltello di ferro, oggetti in
bronzo, due coppe in ceramica di fattura pregiata e con decorazioni
dipinte. Tra i soggetti rappresentati sembrerebbe esserci anche una
sfinge.
Nell’area della nuova scoperta si stanno completando i lavori del
Progetto operativo regionale, volto a rilanciare il Parco
archeologico e naturalistico di Vulci.
Nella foto: Castello della Badia, sede del Museo Vulcente.
di
Alessandro Venditti
12 giugno 2014
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