Vi si può ammirare un vasto
repertorio di pitture paleocristiane
Riaprono le catacombe dei Santi
Marcellino e Pietro
Dal prossimo 13 aprile, domenica delle Palme, riaprirà
finalmente al pubblico una delle catacombe più belle di Roma, quella dei Santi
Marcellino e Pietro, in via Casilina 641. Come ha spiegato monsignor Giovanni
Carrù, le visite si svolgeranno ogni sabato e ogni domenica.
La catacomba era anche detta “ad duas lauros” e si trovava
al IV miglio della via Labicana. Si sviluppò a partire dal III secolo e
accoglieva vari martiri, tra cui Marcellino e Pietro, Gorgonio e Tiburzio.
Comprendeva anche una vasta area all’aperto, con la basilica dei Santi
Marcellino e Pietro, l’oratorio di San Tiburzio e il mausoleo di Elena, madre
dell’imperatore Costantino, la cosiddetta Tor Pignattara.
La catacomba si estende su due piani ed è ornata da
numerose pitture. Vicino ai sepolcri di Marcellino e Pietro è un cubicolo con la
raffigurazione di Cristo tra Pietro e Paolo, con sotto i quattro martiri più
venerati del cimitero, che si volgono verso l’agnello, posto sulla collina da
cui sgorgano quattro fiumi. Ci sono anche scene piuttosto rare, o addirittura
uniche: un’Epifania con due Magi, il Battesimo di Gesù, la guarigione della
storpia, il miracolo di Cana, oranti, fossori, atleti, banchetti.
La parte principale della catacomba è quella che ospita i
sepolcri di Marcellino e Pietro, in origine deposti in due semplici loculi. Nel
IV secolo la galleria fu trasformata in una piccola basilica fornita di abside,
con al centro i due sepolcri. Papa Damaso la ornò e vi fece apporre il carme in
cui veniva narrato il martirio dei Santi. In alcuni ambienti vicini l’intonato
reca molti graffiti con invocazioni ai due martiri.
In un’altra regione è il cubicolo dei Santi Quattro
Coronati cui si accedeva tramite una scala e una lunga galleria rinforzata tra
il V e il VI secolo per permettere l’intenso afflusso dei pellegrini.
Marcellino era sacerdote e Pietro esorcista. Erano entrambi
romani e, come cristiani, subirono il martirio sotto l’imperatore Diocleziano
intorno al 303. Fu papa Damaso, ancor giovane, a raccogliere dalla viva voce del
carnefice il racconto della loro esecuzione, avvenuta al terzo miglio della via
Labicana, presso l’attuale Tor Pignattara. Infatti i giudici che li avevano
condannati volevano far perdere le loro tracce e ordinarono che l’esecuzione
avvenisse in un bosco nascosto. Furono portati nella località “ad duos lauros”,
costretti a scavarsi da soli la fossa, quindi decapitati e immediatamente
sepolti. Fu la matrona Lucilla a rinvenire i loro corpi e a dar loro una più
degna inumazione.
Per informazioni chiamare il numero 06.4465610, oppure
contattare la parrocchia allo 06.2419446.
di
Annalisa Venditti
23 gennaio 2014
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