Sulla via
Ostiense, a due passi dall’ingresso della Centrale Montemartini, un bassorilievo
e un’epigrafe rammentano un monumento ormai scomparso: la cappellina che
indicava il luogo dove, secondo una pia tradizione, gli apostoli Pietro e Paolo,
provenienti dal carcere Mamertino, si sarebbero abbracciati e quindi separati
per andare ognuno al proprio martirio, il primo al Vaticano, il secondo
sull’Ostiense.
Un famoso
archeologo cristiano, Orazio Marucchi, pensava che all’origine di questa
leggenda ci fosse un episodio tramandato da alcune fonti, il congedo tra Paolo e
la nobile matrona Plautilla, ch avrebbe prestato all’Apostolo il velo con cui
coprirsi il capo nel momento dell’esecuzione.
La chiesetta è
nominata nel catalogo cinquecentesco di Francesco Del Sodo, ma non sappiamo
quando fu costruita. Forse aveva un’origine medioevale. Era dedicata al
Santissimo Crocifisso, come si può vedere nella pianta del 1577 di Stefano Du
Pérac, dove appare provvista di un campanile a base quadrata e compresa tra due
edifici rurali. Era situata alla metà del tratto di strada tra la Piramide e la
Basilica di San Paolo, presso un ponticello che scavalcava la marrana dell’Almone,
sul lato sinistro di chi usciva dalla porta Ostiense. Nel 1562 fu concessa da
Pio IV all’Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti e
sei anni più tardi demolita per poi essere ricostruita sul lato opposto della
strada, esattamente dove la ritroviamo nella pianta del Nolli del 1748, presso
la vigna di Rocco Cenci. Una foto di fine Ottocento ne tramanda le linee
semplici e sobrie, il tetto a capanna, un campaniletto a vela. Sopra l’unica
porta era un’edicola sostenuta da due esili colonnine, che proteggeva un rozzo
bassorilievo tardo quattrocentesco con l’abbraccio tra i due Apostoli,
raffigurati secondo l’iconografia tradizionale: Pietro con una folta chioma e la
barba arrotondata, Paolo stempiato e con la barba a punta. Al di sotto
un’iscrizione riportava l’epistola a Timoteo dello pseudo Dionigi l’Areopagita,
contenente le parole di commiato che gli Apostoli si sarebbero scambiati. Paolo
avrebbe detto: "La pace sia con teco fondamento della Chiesa et pastore di tutti
li agnelli di Cristo". "Va’ in pace predicatore de’ buoni et guida della salute
de giusti", avrebbe risposto Pietro. All’interno, l’altare era sovrastato da un
quadro con San Filippo Neri. Ai lati erano dipinti – a grandezza naturale – San
Pietro e San Paolo e sotto ognuno di loro era un’edicola con la cornice ornata
da un mosaico cosmatesco, presumibilmente memoria di un preesistente edificio
medioevale.
Nel 1915, per
ampliare la via Ostiense, la chiesetta fu distrutta. L’iscrizione andò a finire
nella sacrestia della chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini e del rilievo si
erano addirittura perse le tracce. Fu per fortuna ritrovato e custodito per un
po’ tempo dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Finalmente fu
posto, insieme con il rilievo, nel Museo della via Ostiense, nella sala al
secondo piano della torre orientale della Porta San Paolo.
In occasione
dell’Anno Santo del 1975, l’Associazione tra i Romani, d’intesa con il Comune di
Roma, ha provveduto a far realizzare da un artigiano, Carlo Mercatali, un calco
in cemento del bassorilievo da far apporre, con una lapide, al civico 106 della
via Ostiense, dove lo possiamo vedere ancora. L’inaugurazione della memoria ebbe
luogo con una semplice cerimonia la mattina dell’8 dicembre dello stesso anno.
di
Cinzia Dal Maso
19 febbraio 2014
©
Riproduzione Riservata