Ora è
in un ambiente di Palazzo Venezia
La Cappella delle
Grazie
Quasi sull’angolo destro della facciata principale di
Palazzo Venezia, un piccolo portale del Seicento sovrastato dallo stemma dei
Grimani immette in una veneratissima cappella, quella della Madonna di San Marco
o delle Grazie. Venne sistemata in questo ambiente, forse in origine una
scuderia degli ambasciatori veneti, solo nel 1911, quando il palazzetto Venezia
fu demolito e ricostruito nella posizione attuale.
Fino ad allora la cappella di S. Maria sub porticu S. Marci
si trovava in uno stretto andito ad arco tra il palazzo e il palazzetto, che
abbreviava il passaggio tra piazza Venezia e lo spazio antistante la basilica di
San Marco.
Angusto e buio, il passetto risultava molto pericoloso per
i passanti e favorevole a incontri licenziosi, soprattutto nelle ore notturne.
Nel XVII secolo fra’ Carlo da Sezza, laico riformato di S. Francesco, e
l’ambasciatore Antonio Grimani decisero di metterlo sotto la protezione della
Vergine, con una sua immagine dipinta da Bernardino Gagliardi (1609 – 1660) di
Città di Castello. Il pittore umbro si era trasferito ancora giovane a Roma,
dove si era impiegato come aiuto dell’anziano Avanzino Nucci. Nella città eterna
riscosse un notevole successo, anche finanziario, che gli permise di viaggiare
attraverso l’Italia. A Bologna studiò il classicismo, in particolare la pittura
di Guido Reni.
Illuminava il dipinto una lampada, rifornita di olio da
un’umile lavandaia. Al 1677 risalirebbe il primo miracolo: un malvivente si era
appostato nell’andito per uccidere un giovane cavaliere, ma il pugnale con cui
tentò di colpirlo lo lasciò illeso. L’ambasciatore Antonio Barbaro, allora,
commissionò all’architetto Giovan Battista Contini un altare per contenere
l’immagine della Madonna. Come si legge in una cronaca contemporanea, “nel 1669
la volta fu ornata di stucchi con spartimenti di cornici et rosoni et è stata
arricchita tutta di fogliami di rilievo con una cartella di fronte a detta
immagine con la seguente inscrittione: sanctae huius imaginis ad gratias
recipiendas rudes parietes fidelium devotione iam pridem culti maiore pietate in
hanc formam exornati sunt a. d. 1669. L’ornamento della Madonna è tutto dorato
et hora è recinta di cancellata di ferro”. Pochi anni dopo, nei pressi della
Cappella, il marchese Francesco Ruspoli si salvò prodigiosamente da una rovinosa
caduta da cavallo. Lo stesso Contini fu incaricato di eseguire un nuovo altare,
che però fu solo un rimaneggiamento del precedente, con marmi colorati al posto
degli stucchi. E’ questo lo sfarzoso altare barocco che vediamo nell’attuale
cappella, ricco ed elegante, con un sapiente contrasto di marmi policromi e
bianchi. Fulcro della composizione è l’edicola contenente l’immagine mariana,
sostenuta da una schiera di cherubini. Sopra l’edicola, una corona è retta da
due angeli. Più in basso sono due angeli in marmo inginocchiati in preghiera,
scolpiti da Filippo Carcani, detto Filippone, allievo di Fabio Cristofori e di
Ercole Ferrata e autore, tra l’altro, delle statue di travertino sulla facciata
di Santa Maria dei Miracoli L’interno della cappella ha una volta a botte fra
tre crociere, con stucchi del XVII secolo, probabilmente anche essi opera di
Giovan Battista Contini.
Sulla parete destra è una Fuga in Egitto attribuita a
Francesco Cozza e una nascita di Maria del XVIII secolo. La tela con
l’Assunzione della Vergine sulla parete sinistra è stata attribuita dal Titi ad
Alessandro di Gianfrancesco Bolognese. Ancora del Settecento sono le lunette con
paesaggi.