Nel pronao è il calco della statua di Cartilio,
amico del popolo
Il tempio di Ercole a Ostia
Uno dei templi più grandi e importanti di Ostia antica si
trova su via della Foce, un tracciato dalle origini remote che conduceva allo
sbocco del Tevere sul mare: il tempio di Ercole, riedificato tra la fine del II
e l’inizio del I secolo a. C., ma di origini assai più antiche, sede di un culto
oracolare. Si pensa che qui prendessero gli auspici i comandanti delle flotte
prima di partire dalla foce tiberina. L’area – esplorata nella campagna di scavi
promossa dall’Ente per l’Esposizione Universale del 1942 - ha anche restituito
il famoso rilievo in travertino con il ritrovamento in mare della statua di
Ercole e delle sorti, ora al Museo ostiense.
L’edificio sacro, con orientamento est-ovest, ha una base
con due gradini in travertino su cui innalza il podio rivestito in opera
quadrata di tufo. Ancora in travertino è la gradinata sul lato frontale. Per la
sua notevole altezza, il tempio poteva essere visto dal fiume e da ogni parte
della città.
La cella era preceduta da un profondo pronao con sei
colonne sulla fronte, al cui centro venne dedicato - da Ostilio Antipatro,
prefetto delll’annona e governatore della città, alla fine del III sec.
d. C. - un altare marmoreo dedicato al “deo invicto Herculi”: L’ara era stata
riutilizzata: sul lato posteriore, infatti, si vede ancora, rovesciata, una
precedente iscrizione. Alla fine del IV secolo un altro prefetto dell’annona,
Numerio Proietto, provvide al restauro della cella.
L’interno della cella era decorato da colonnine con basi e
capitelli di tufo e fusti in laterizio, di cui resta ben poco.
Sulla sinistra del pronao è il calco in gesso di una statua
si marmo ora nel Museo e databile tra il 40 e il 30 a. C. Rappresenta una figura
maschile in nudità eroica, priva della testa, con il piede sinistro appoggiato
su un tronco, rielaborazione neoattica del tipo dell’Atleta a riposo di Lisippo.
Si tratta del ritratto idealizzato del personaggio più eminente della storia di
Ostia, C. Cartilio Poplicola, la cui famiglia era forse di origine etrusca. Fu
lui stesso a dedicare la statua in marmo pario al tempio, forse in occasione
dell’episodio bellico raffigurato nel fregio della tomba di Cartilio fuori porta
Marina, in cui si vedono dei soldati armati guidati da un personaggio di statura
maggiore che respingono un attacco proveniente dal mare. Sarebbe stato proprio
per questa impresa che Cartilio avrebbe ricevuto il cognome Poplicola, che
significa “amico del popolo”. Non dobbiamo dimenticare che Cartilio Poplicola,
duoviro per ben otto volte, era stato partigiano di Ottaviano nello scontro con
Sesto Pompeo.
di
Cinzia Dal Maso
24 Aprile 2014
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