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La guerra subita dalla gente comune nelle foto di un grande giornalista

"Robert Capa in Italia 1943 - 1944" a Palazzo Braschi

Palazzo Braschi ricorda il settantesimo anniversario dello sbarco degli Alleati attraverso le foto di un grande fotoreporter di guerra: Robert Capa, che, senza essere un soldato, ha trascorso buona parte della sua vita sui campi di battaglia, per documentare i cinque maggiori conflitti mondiali del suo tempo: la guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina.

Alcuni lo ritengono il padre del fotogiornalismo, per altri è quello che ha dato una nuova veste e una nuova direzione al fotogiornalismo.

La mostra viene a cadere nel primo centenario della nascita di Capa, che vide la luce a Budapest il 22 ottobre del 1913. Esiliato dall’Ungheria nel 1931, inizia la sua attività di fotoreporter a Berlino e diventa famoso per le sue fotografie scattate durante la guerra civile spagnola dal 1936 al 1939.

All’International Center of Photography di New York si conservano settantamila sue foto. Da questo enorme patrimonio il fratello Cornell e il biografo di Capa Whelan hanno selezionato 937 scatti che hanno dato vita a tre serie identiche, conservate a New York, Tokyo e Budapest.

Una selezione di 78 fotografie sarà ospitata dal 3 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014 nel Museo di Roma Palazzo Braschi nella mostra "Robert Capa in Italia 1943 - 1944".

Per l’occasione saranno utilizzati i nuovi ambienti espositivi, destinati esclusivamente alle mostre temporanee.

L’ esposizione, ideata dal Museo Nazionale Ungherese di Budapest e Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con il Museo Nazionale Ungherese di Budapest, il Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria, il Fondo Nazionale Culturale, l’Istituto Balassi – Accademia d’Ungheria a Roma e l’Ambasciata di Ungheria a Roma. L’organizzazione è di Zètema Progetto Cultura e la cura di Beatrix Lengyel. Il catalogo è una coedizione del Museo Nazionale Ungherese di Budapest e Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia.

Organizzata in occasione dell’Anno Culturale Ungheria Italia 2013, la mostra racconta con scatti in bianco e nero lo sbarco degli Alleati. Quando arriva in Italia come corrispondente di guerra, Capa ritrae la vita dei soldati e dei civili, dallo sbarco in Sicilia fino ad Anzio: un viaggio fotografico, con scatti che vanno da luglio 1943 a febbraio 1944 per rivelare, con un’umanità priva di retorica, le tante facce della guerra spingendosi fin dentro il cuore del conflitto.

Le immagini colpiscono ancora oggi per la loro immediatezza e per l’empatia che scatenano in chi le guarda. Lo spiega perfettamente John Steinbeck: "Capa sapeva cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino."

Ed è così che Capa racconta la resa di Palermo, la distruzione della posta centrale di Napoli o il funerale delle giovanissime vittime delle Quattro Giornate di Napoli. E ancora, vicino a Montecassino, la gente che fugge dalle montagne dove infuriano i combattimenti. E i soldati alleati, accolti a Monreale dalla gente, o in perlustrazione in campi opachi di fumo.

L’obiettivo di Capa mostra una guerra subita dalla gente comune, piccoli paesi uguali in tutto il mondo ridotti in macerie, soldati e civili vittime della stessa strage.

Ernest Hemingway, nel ricordarne la scomparsa, ebbe a dire: E’ stato un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. Era talmente vivo che uno deve mettercela tutta per pensarlo morto".

di Alessandro Venditti

03 ottobre 2013

 

 

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