Il
cantiere per il futuro palazzo della Rinascente, tra via del Tritone e via due
Macelli, ha riportato alla luce parte di un quartiere della Roma imperiale e un
tratto dell’acquedotto dell’Acqua Vergine, la poderosa opera di ingegneria
idraulica voluta dal genero di Augusto, Agrippa, per rifornire il Campo Marzio e
le sue terme nei pressi del Pantheon. Dopo duemila anni, l’acquedotto alimenta
ancora le grandi fontane del centro storico, a cominciare dalla fontana di
Trevi, che ne costituisce la mostra monumentale. Una leggenda riportata da
Frontino attribuisce il nome dell’acquedotto a quello della Vergine che avrebbe
indicato ai soldati Agrippa le sorgenti che alimentano l’acquedotto.
Lo scavo, nel
cantiere che si estende per circa 4 mila metri quadrati, è stato condotto dalla
Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma, sotto la direzione
scientifica di Fedora Filippi, che rende noto come le indagini abbiano
evidenziato un tratto di Acquedotto Vergine nella parte nordorientale della
proprietà, sul lato opposto rispetto a via del Tritone. L’acquedotto, che è
stato restaurato attraverso i tempo fino all’epoca moderna, in questo tratto –
che costituisce la parte più antica finora ritrovata - si sviluppa su arcate di
tufo.
Nella parte verso
la facciata su via del Tritone, gli scavi hanno evidenziato i resti di una domus
riccamente decorata con mosaici e pavimenti marmorei, un impianto termale e
alcuni ambienti pertinenti a insulae abitative – case a più piani – separate da
tratti stradali. Una volta completate le indagini, bisognerà decidere come
sistemare al meglio la nuova area archeologica, che verrà probabilmente
restaurata e musealizzata nel piano interrato dell’edificio della Rinascente, la
cui ultimazione, prevista per il 21 dicembre del 2014, sembra ormai destinata a
slittare.