La storia e il mito di Cleopatra
Al
Chiostro del Bramante, fino al 1° febbraio 2004, una mostra racconta
– attraverso 180 opere provenienti dai più prestigiosi musei del
mondo - la vita e l’influenza di una delle donne più note e
controverse della storia, Cleopatra.
Prodotta da Arthemisia Group, con DART Chiostro del Bramante e
curata da Giovanni Gentili, l’esposizione approfondisce il rapporto
tra Cleopatra e Roma, quando poco più che ventenne conquistò prima
Giulio Cesare e poi Marco Antonio, aprendo la strada a quel rapporto
tra potere e sesso che si ripeterà all’infinito nella storia del
mondo. Valerio Massimo Manfredi, archeologo e scrittore di fama
internazionale, racconta la storia di Cleopatra svelandone i
segreti, e l’audioguida della mostra è data in omaggio a tutti.
Il percorso inizia con la magnifica testa ritratto di regina
tolemaica, probabilmente Cleopatra, datata alla seconda metà del I
secolo a.C. e proveniente dai Musei Capitolini. Quindi si proseguirà
con una sezione dedicata all'affascinante ambiente fluviale del
Nilo: rari e finissimi mosaici e antichi brani di affresco mostrano
una straordinaria popolazione di ambiente acquatico che testimonia
l’incredibile fertilità del fiume. In mostra anche i ritratti di
coloro che fecero grande l’Egitto, a partire da Alessandro Magno,
per passare ad alcuni dei suoi successori, i sovrani Tolemaici che
lo ressero per 300 anni. Alla città e specialmente alla comunità
multiculturale che l’abita e che ne fa il centro più vivo del
Mediterraneo di allora è dedicato il passo successivo della mostra,
con statue, papiri, sarcofagi, maschere, oggetti per il culto,
realizzati in materiali preziosi che l’ambiente del deserto ha
preservato alla perfezione.
La sezione seguente ha per protagonisti i principali personaggi
della complessa vicenda che si svolge alla fine della Repubblica
romana: Gneo Pompeo e Giulio Cesare in lotta per il potere a Roma e
poi l’incontro di Cesare con Cleopatra VII; quindi Marco Antonio e
Ottaviano; infine, la nuova coppia Cleopatra e Marc’Antonio e i
figli di questi, i gemelli Alessandro Helios e Cleopatra Selene e,
ultimo, Tolomeo Filadelfio. La mostra indaga poi gli anni romani di
Cleopatra - dal 46 al 44 a.C. - quando il costume e la moda
dell’Urbe cambiano sotto l’influenza della regina e della sua corte.
Mentre le matrone iniziano ad acconciarsi all’egizia e a indossare
monili elaborati sull’immagine del sacro ureo, case, ville e
giardini si rivestono di pitture, mosaici, sculture e arredi
ispirati al “magico” regno: è “egittomania”. Artisti e artigiani
alessandrini si trasferiscono a Roma e in altri importanti centri
dell’Impero, per rispondere con maggiore celerità e adeguatezza alle
crescenti richieste della classe patrizia locale.
Irrompono nel Panteon romano, anche se con resistenze da parte della
classe più conservatrice del senato – i culti egizi, a cominciare da
quello di Iside, dea patrona della vita ma anche della navigazione.
Si può ammirare sia nelle vesti tradizionali egizie – quelle
indossate da Cleopatra, incarnazione della dea secondo la religione
egizia, dal 36 fino alla morte avvenuta nel 30 a.C. - sia in quelle
ellenistico-romane. Insieme con lei sono Anubi, protettore dei
defunti, di cui si espone una bellissima statua (I sec. a.C. – I
sec. d.C., Museo Archeologico Nazionale, Napoli), che raffigura la
divinità dalla testa di cane e il corpo di Hermes-Mercurio, prodotto
dell’ellenizzazione della divinità egizia, Bes, “gnomo” benefico,
Arpocrate ragazzino, raffigurato su piccole steli a carattere
magico, e altri ancora. Con la conquista romana dell’Egitto nel 30
a.C., i nuovi regnanti devono adeguarsi alle millenarie tradizioni
della terra del Nilo per essere accolti e riconosciuti come sovrani
dalla popolazione. Cleopatra è in qualche modo vendicata: Augusto
siede sul trono che fu suo e di suo figlio Cesarione, fatto
ammazzare nel frattempo dal vincitore, e ne prosegue il ruolo di
dio-faraone. Così lo vediamo, vestito dell’abito tradizionale egizio
e degli attributi. In mostra anche Tiberio, sempre raffigurato come
faraone, un misterioso quanto affascinante ritratto di imperatore
romano come faraone del I secolo d.C. proveniente dal Louvre e altri
successori di Augusto, come Nerone e probabilmente Domiziano,
propugnatore dei culti isiaci a Roma.
Aegypto capta, “L’Egitto conquistato”, è inciso sul dritto delle
monete coniate da Ottaviano intorno al 28-27 a.C., dopo la vittoria
su Antonio e Cleopatra. Ma la sezione intende raccontare come in
realtà fu anche Roma a subire l’indiscutibile fascino dell’Egitto e
a rimanerne a sua volta conquistata.
di
Cinzia Dal Maso
17 ottobre 2013 |