Chi
non ricorda il delizioso film di Dino Risi, "Operazione San
Gennaro", in cui una banda un po’ maldestra riesce a impossessarsi
del tesoro di uno dei santi più famosi del mondo? Ebbene, ora quel
favoloso e leggendario tesoro può essere ammirato a Roma, fino al 16
febbraio 2014, presso il Museo Fondazione Roma, nella sede di
Palazzo Sciarra (via Marco Minghetti 22).
La
mostra "Il tesoro di Napoli. I Capolavori del Museo di San Gennaro"
è promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione
Roma-Arte-Musei in collaborazione con il Museo del Tesoro di San
Gennaro di Napoli.
L’esposizione è curata da Paolo Jorio, direttore del Museo del
Tesoro di San Gennaro, e Ciro Paolillo, esperto gemmologo e docente
di Storia, economia e produzione della gioielleria presso
l’Università La Sapienza di Roma, con la consulenza di Franco
Recanatesi.
Si
tratta di un evento imperdibile, che ripercorre settecento anni di
storia, durante i quali si sono susseguite le donazioni di papi,
imperatori, re, uomini illustri e persone comuni. Il tesoro non ha
subito spoliazioni attraverso il tempo e i suoi gioielli non sono
mai stati venduti, grazie anche alla protezione della Real Cappella
del Tesoro, organizzazione laica voluta da un voto della città di
Napoli il 13 gennaio 1527 e ancora oggi formata da dodici famiglie
che rappresentano gli antichi "seggi" partenopei.
Oltre
90 le opere in esposizione, con due capolavori assoluti: la Collana
di San Gennaro realizzata da Michele Dato e la Mitra, in argento
dorato con diamanti, rubini, smeraldi e due granati, creata da
Matteo Treglia nel 1713, esattamente trecento anni fa. L’incarico di
realizzare la Collana fu conferito a Michele Dato nel 1679 dai
Deputati, che utilizzò alcune gioie - tredici grosse maglie in oro
massiccio alle quali sono appese croci tempestate di zaffiri e
smeraldi - per creare un magnifico ornamento per il busto.
Attualmente la collana comprende anche altri gioielli di diversa
fattura e datazione e di provenienze illustri: una croce donata nel
1734 da Carlo di Borbone, una croce offerta dalla regina Maria
Amalia di Sassonia, una ciappa in tre pezzi con diamanti e smeraldi,
una croce di diamanti e zaffiri del 1775 donata da Maria Carolina
d'Austria, una spilla a forma di mezza luna del 1799 donata dalla
Duchessa di Casacalenda, una croce e una spilla in diamanti e
crisoliti offerte da Vittorio Emanuele II di Savoia. Quando nel 1933
Maria Josè, moglie di Umberto II di Savoia, andò a visitare la
Cappella di San Gennaro in forma privata senza portare nulla da
donare, si sfilò l’anello che indossava offrendolo al Santo.
Anch’esso trova ora posto sulla collana.
La
Mitra venne commissionata dalla Deputazione per essere indossata dal
busto durante la processione dei festeggiamenti nell’aprile del
1713. Vide la luce nell’Antico Borgo Orefici, voluto dai sovrani
angioini, una vera fucina di talenti. Il suo valore è enorme: la
ornano 3964 pietre preziose tra cui diamanti, rubini e smeraldi.
"Ogni
opera d’arte appartenente al Tesoro di San Gennaro spiega Paolo
Jorio - esprime non solo la propria intrinseca ricchezza artistica,
frutto dell’ineguagliabile maestria di scultori, di argentieri, di
cesellatori, di saldatori, di mettitori d’insieme (come erano
chiamati gli assemblatori del tempo), capaci di realizzare
capolavori di rara bellezza con sapienza tecnica e creatività, ma
narra anche la straordinaria storia di un popolo e della sua civiltà
millenaria. Una narrazione - continua - che mette sullo stesso piano
il popolo napoletano e i regnanti europei che in modo trasversale e
laico hanno reso omaggio a San Gennaro e donato a Napoli capolavori
dal valore inestimabile".
"La
mostra dedicata al Tesoro di San Gennaro – ha detto il prof. avv.
Emmanuele F.M. Emanuele, presidente di Fondazione Roma – si
inserisce a pieno titolo nel progetto culturale promosso dalla
nostra Istituzione, che ha come obiettivo la diffusione dell’arte in
tutte le sue manifestazioni, quale elemento di crescita sociale.
Quest’attenzione al rapporto tra cultura e società, rappresenta il
trait d’union tra l’attività svolta dalla Fondazione e dal Museo di
San Gennaro, che ha portato alla realizzazione di questo rilevante
evento espositivo, permettendo al pubblico di ammirare, per la prima
volta, opere che per la loro preziosità e per la loro forte
connotazione identitaria non erano mai state esposte al di fuori
delle mura di Napoli".