Ancora
una grande scoperta archeologica in uno dei siti più interessanti
dei dintorni di Roma, anche se purtroppo tra i meno conosciuti e
frequentati dal grande pubblico: si tratta di Portus, la città che
sorse in epoca imperiale intorno ai porti di Claudio e Traiano, nel
territorio dell’attuale Fiumicino. Lo sviluppo economico e
demografico raggiunto da Roma all’inizio dell’età imperiale aveva
imposto l’apertura di un adeguato porto commerciale che sostituisse
il modesto approdo fluviale di Ostia. Fu l’imperatore Claudio, in
seguito all’ennesima carestia di grano, a dare inizio ai lavori poco
a nord della foce del Tevere. Fu ricavato un bacino artificiale con
due lunghi moli, tra i quali si innalzava il faro, poggiante su una
sorta di isolotto artificiale ottenuto mediante l’affondamento della
carcassa della nave di Caligola utilizzata per il trasporto
dall’Egitto dell’obelisco che oggi si innalza al centro di piazza
San Pietro. A pochi anni dalla costruzione, le strutture del porto
claudiano risultarono inadeguate a sostenere le violenze del mare,
in quanto il bacino non offriva sufficiente protezione alle navi ed
era troppo esposto al rischio di insabbiamento. Traiano realizzò con
grandi scavi nell’entroterra un bacino esagonale profondo circa 4
metri e con una superficie di 330 mila metri quadrati, in
comunicazione con il mare attraverso il porto di Claudio, che venne
ad assumere la funzione di porto esterno. Tutto intorno si
estendevano le banchine di approdo, i magazzini, i cantieri per le
riparazioni e l’allestimento delle navi.
Qui, a
partire dal I secolo d.C., arrivarono merci di ogni tipo da tutte le
parti del mondo allora conosciuto - cibo, stoffe, animali esotici,
schiavi, marmi preziosi - sulle navi che attraccavano prima nel
grande bacino artificiale voluto da Claudio, poi nel più interno e
protetto bacino esagonale traianeo. Particolarmente suggestivi i
resti sparsi su una vasta area adiacente a quella dell’aeroporto
Leonardo Da Vinci, soprattutto quelli del bel colonnato di
travertino in stile rustico, delle banchine e dei moli.
Ora,
grazie alla nuova campagna di scavi durata due anni sotto la
direzione di Simon Keay dell’University di Southampton in
convenzione con la Soprintendenza ai beni archeologici, è possibile
conoscere la forma del cosiddetto Palazzo Imperiale, un grandioso
complesso monumentale a tre piani che si estendeva per circa tre
ettari. La fronte affacciata sul mare presentava un lungo portico
con doppio filare di colonne che si riflettevano nell’acqua. Un
eccezionale progetto, forse opera dell’architetto preferito da
Traiano, Apollodoro di Damasco. Ma era l’interno a riservare le
maggiori sorprese: pavimenti decorati da mosaici, pareti rivestite
di marmi policromi, soffitti voltati a botte. Al piano terra una
grande cisterna e latrine nei primi due piani.
Il
complesso seguì le trasformazioni del porto e fu frequentato fino a
quando i bizantini lo demolirono, insieme ad altri edifici, nella
prima metà del VI secolo. Gli scavi hanno evidenziato anche un
sistema di corridoi coperti da volte e dotati di scale che
permettevano di raggiungere il primo e il secondo piano del palazzo.
Sulla cisterna del pianterreno era stato realizzato un peristilio
che conserva ancora praticamente intatta la pavimentazione a mosaici
policromi.
Gli
scavi si sono estesi anche alla basilica paleocristiana sorta nel IV
secolo sulle strutture dei magazzini dove venivano stoccate le merci
presso il porto traianeo. La basilica, lunga 40 metri, era a tre
navate e solo nel corso del V secolo fu dotata di un’abside. Nella
pavimentazione furono riutilizzati mosaici in bianco e nero di epoca
imperiale. Conserva l’ambone e le recinzioni liturgiche, oltre alla
vasca battesimale. Sono stati rinvenuti anche frammenti di intonaci
dipinti, in cui è stato possibile riconoscere alcune figure di santi
risalenti al XII secolo.
Già nel
2009 erano tornate alla luce le fondamenta di un anfiteatro, il
primo scoperto nel cuore di una zona portuale. Dell’inizio del III
secolo d.C., era grande circa come il Pantheon. Era lungo 42 metri e
largo 38, mentre le pareti perimetrali di sostegno alle tribune
dovevano essere alte almeno dieci metri: un anfiteatro certo più
piccolo del Colosseo, ma sempre di ragguardevoli dimensioni, capace
di accogliere circa 2 mila spettatori e probabilmente usato per
lotte di gladiatori o di belve. Vi erano stati impiegati materiali
di lusso e colonnati e tutto fa pensare che venisse usato da persone
di alto rango, forse dallo stesso imperatore.