Le previsioni di Santa
Bibiana
E’
tempo di alzare gli occhi al cielo, se si vuole conoscere
l’andamento della prima parte dell’inverno. Infatti, il 2 dicembre
si festeggia una santa romana assai venerata: Bibiana. Sono ancora
in molte a portare il suo nome, anche se nella corruzione di
Viviana.
Stando
a una "passio" del VII secolo sarebbe stata una fanciulla di nobili
origini. Sotto Giuliano l’Apostata, il padre e la sorella erano
stati giustiziati per la loro fede cristiana. Bibiana, che aveva
appena quindici anni, fu in un primo tempo risparmiata. Il prefetto
Aproniano, che odiava i cristiani perché aveva perso un occhio e
attribuiva il suo incidente alle loro maligne arti, le mise accanto
Rufina, una mezzana che l’avrebbe dovuta iniziare agli intrighi
amorosi. La santa rifiutò con fermezza ogni lusinga e fu perciò
legata a una colonna e flagellata con fasci di verghe a cui erano
stati applicati dei pallini di piombo, un supplizio tremendo che,
dopo quattro giorni di agonia, la portò alla morte, il 2 dicembre
del 362.
Secondo
la saggezza popolare, il tempo che farà in questa giornata si
manterrà tale per quaranta giorni più una settimana. Proverbi
sull’argomento si ritrovano in quasi tutti i dialetti italiani, ma
anche in Spagna o in Francia. In Polesine, addirittura, si fanno
delle previsioni più elaborate, esaminando singolarmente le 12 ore
della giornata.
I
romani più attenti alla tradizione, invece, già sanno che tempo farà
a Natale: lo stesso del 25 novembre. Lo diceva anche Giuseppe
Gioachino Belli: "Oggiaotto ch’è ssanta Catarina / Se cacceno le
store pe le scale, / Se leva ar letto la cuperta fina, / E ss’accenne
er focone in de le sale. / Er tempo che ffarà cquela matina / Pe
Natale ha da fàllo tal e cquale. / Er busciardello cosa mette?
bbrina? / La bbrina vederai puro a Nnatale".
Sempre
a proposito di Santa Bibiana, sulla casa in cui abitava con la sua
famiglia sorse una piccola chiesa, che esiste ancora oggi, anche se
radicalmente trasformata, nel XVII secolo, da Gian Lorenzo Bernini e
ormai ridotta a fare da spartitraffico per i veicoli che vanno in
direzione della Stazione Termini. All’interno della chiesa, vicino
all’ingresso, è una piccola colonna di marmo rosso antico, alla
quale, secondo la tradizione, sarebbe stata legata la Santa per
essere flagellata a morte. Un tempo la colonna veniva raschiata dai
fedeli perché la polvere così ottenuta veniva ritenuta miracolosa:
sarebbe bastato mescolarla a una bevanda e ingoiarla per guarire
dall’epilessia. Ma non finiscono qui i prodigi legati a Santa
Bibiana. Nell’orto della chiesa cresceva un’erba considerata
portentosa. Si faceva seccare e il suo infuso si utilizzava per
curare moltissime malattie, specialmente il mal di testa. Come
spiegava Francesco Cancellieri all’inizio dell’Ottocento, "l’erba si
stima giovevole per la guarigione de’ dolori di testa, e di nervi,
dai divoti della Santa, ivi tenuta in carcere, e che il volgo suol
chiamare Erba di S. Bibiana, e che viene ancora detta Eupatorium
Volgare, Cannabino, Antifebrile..."
Si
trattava quindi della canapa acquatica, pianta dalle virtù piuttosto
controverse. La medicina popolare le attribuisce poteri lassativi,
diuretici e depurativi. Fin dall’antichità veniva usata come
vermifugo e purgante. Se ne faceva soprattutto uso esterno, per
disinfettare e cicatrizzare le ferite. Si ingeriva per combattere
artriti e reumatismi. In verità si tratta di un rimedio estremamente
pericoloso. La pianta, infatti, contiene degli alcaloidi dannosi per
il fegato e addirittura cancerogeni. Può dare tremori muscolari,
costipazione, debolezza. Una dose massiccia può portare persino alla
morte.
di
Cinzia Dal Maso
28 novembre 2013 |