I
cardinali in clausura alloggiano in monolocali con bagno e doccia
presso la Domus Sanctae Marthae in Vaticano e dovrebbero essere
completamente tagliati fuori dal mondo: niente giornali, radio,
televisione o telefono. Le loro azioni sono coperte dalla massima
segretezza e di rado trapela qualche particolare. Da quanto si sa, i
pasti non sono un granché. Certo i cardinali avranno ricordato per
un bel pezzo la notte tra il 3 e il 4 agosto del 1903, quando almeno
una cinquantina di loro furono tormentati da continue scariche di
diarrea che si attribuirono a dei funghi, peraltro gustosissimi, che
erano stati serviti a pranzo. Si pensò a uno scherzo sconsiderato e
perfino a un tentativo degli anticlericali di eliminare in un sol
colpo tanti porporati, ma una volta eletto il papa, nell’euforia
generale, l’inconveniente fu dimenticato.
E’
tornata alla ribalta la ormai famosa stufa della Cappella Sistina,
nella quale vengono bruciate, per motivi di segretezza, le schede
usate per le votazioni, a cui si aggiungeva, in caso di votazione
nulla, della paglia bagnata, origine della fumata nera che si alza
dal comignolo sul tetto della Cappella. Qualche volta la striscia di
fumo è risultata di un colore indefinito e ha suscitato non poche
perplessità nei fedeli raccolti sulla piazza, oltre che sui
commentatori radiofonici e televisivi. Forse per questo ora la
paglia è sostituita da agenti chimici.
La
stufa attuale, però, è piuttosto nuova. Risale al 1958, quando,
morto Pio XII, la Floreria Apostolica, che si occupava
dell’organizzazione del Conclave, andò a cercare la vecchia stufa
che era stata usata l’ultima volta nel 1939. Era sparita senza
lasciare traccia, trafugata di nascosto, probabilmente non per il
suo valore di cimelio, ma per riscaldare i duri inverni di guerra da
poco trascorsi.
Un
discorso a parte meritano i pronostici sul nome del futuro Papa.
Oltre alle dotte dissertazioni dei vaticanisti e degli esperti, c’è
tutta una serie di osservazioni, che, per quanto strane, almeno nel
passato si sono rivelate efficaci. Ad esempio, un tempo i vecchi
monsignori sostenevano che papi magri e corpulenti si alternavano:
Pio IX era robusto, Leone XIII magro, Pio X rotondo, Benedetto XV
segaligno, Pio XI pienotto, Pio XII asciutto, Giovanni XXIII
imponente, Paolo VI magrissimo. Se non consideriamo il breve
pontificato di Papa Luciani, avremmo un Giovanni Paolo II abbastanza
in carne e poi Benedetto XVI magro, a cui dovrebbe seguire un
pontefice perlomeno in sovrappeso. Per un certo periodo è stata
anche confortata la tesi secondo la quale si dovrebbero alternare
pontefici con e senza la lettera erre nel cognome. Così è stato per
Giovanni Maria Mastai Ferretti (Pio IX), Vincenzo Gioacchino
Raffaele Luigi Pecci (Leone XIII), Giuseppe Melchiorre Sarto (Pio
X), Giacomo Della Chiesa (Benedetto XV), Achille Ratti (Pio XI),
Eugenio Pacelli (Pio XII), Giuseppe Roncalli (Giovanni XXIII),
Giovanni Montini (Paolo VI). La sequenza si è però inceppata con
Albino Luciani (Giovanni Paolo I) e Karol Woityla (Giovanni Paolo II),
riprendendo con Joseph Ratzinger (Benedetto XVI).
C’è
ancora chi vuole che il Papa abbia qualità opposte a quelle del suo
predecessore. Dopo l’ascetico verrà, ad esempio, il pragmatico, e
dopo il teologo il pastore.
Un
altro problema connesso all’elezione del nuovo pontefice è la veste
bianca da tenere pronta e che il neoeletto indosserà per impartire
la sua prima solenne benedizione dalla loggia sulla facciata della
basilica di San Pietro.
E’
buona norma cucirne più di una, di taglie diverse. Così nel 1939 ne
erano state preparate tre, una delle quali fu adattata facilmente
alla figura snella di Pio XII. L’elezione successiva, invece, fu un
po’ più movimentata. Nel 1958 si era provveduto a ben cinque vesti
di misure diverse, forse perché – da tradizione – ci si aspettava un
papa robusto. Giovanni XXIII lo era un po’ troppo e nessuno degli
abiti gli entrava comodamente. Angelo Roncalli non sarebbe stato
definito a torto il Papa Buono. L’imprevisto lo fece sorridere e si
lasciò vestire senza fare storie. Forse nessuno si accorse, quella
sera del 28 ottobre del 1958, mentre benediceva la folla accorsa in
piazza San Pietro, che la veste gli stava tanto stretta da
condizionargli il movimento delle braccia.