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Da Trastevere alla Torre della Moletta

I luoghi romani di San Francesco

Nel convento di San Francesco a Ripa si mostra ancora la stanza dove il Poverello d’Assisi abitò e la nuda pietra su cui avrebbe appoggiato il capo per dormire. Non tutti conoscono però quella che è considerata l’ultima dimora romana del Santo: la Torre della Moletta, la costruzione medioevale che sorge sulle millenarie rovine del Circo Massimo. Veniva anche chiamata Turris in Capite Circi o Turris de Arco e sorgeva vicino a un mulino azionato dall’acqua del Fosso di San Giovanni. Questo corso d’acqua attraversava la valle tra Palatino e Aventino fin dai tempi più remoti e prese vari nomi: Acqua Iulia, Acqua Circuli, Acqua Crabra, Marrana Mariani e poi semplicemente Marrana, termine che sarebbe passato a indicare i piccoli corsi d’acqua della campagna romana. I Romani ne convogliarono le acque nella Cloaca Massima, il cui tratto finale scorreva sotto la spina del circo. In epoca medioevale tutta l’area del circo si coprì di vigne e orti, mentre il corso d’acqua tornava a scorrere in superficie e veniva utilizzato per l’irrigazione.

La torre, almeno dal 1145 di proprietà dei Frangipane, è a pianta quadrata, costruita in tufelli con intrusione di schegge di calcare, selce e corsi irregolari di mattoni. Nella parte più alta presenta uno sporto poggiante su archetti ciechi impostati su beccatelli. Il tetto ha quattro falde. Secondo la tradizione, proprio in questa torre, nel 1223, Iacopa dei Normanni, terziaria francescana e vedova di Graziano Frangipane che aveva sposato giovanissima, avrebbe ospitato San Francesco d'Assisi, a cui era legata da devota amicizia. Il Poverello di Assisi era solito chiamare la donna "frate Iacoba", per la virilità del suo carattere, mentre lei inviava spesso ai Santo dei mostaccioli. Alla sua partenza, Francesco le affidò un agnellino, simbolo di mitezza e di innocenza, che Jacopa custodì e allevò con grande amore, portandolo ogni giorno ad assistere alla Santa Messa. La nobile veniva anche detta Jacopa dei Settesoli, dal vicino Settizionio, la fontana monumentale fatta erigere dall’imperatore Settimio Severo e ornata dalle rappresentazioni dei sette Pianeti.

La torre non sorgeva isolata come oggi, ma era circondata da modeste costruzioni e doveva far parte del sistema di fortificazioni della potente famiglia dei Frangipane.

Fin dal XVI secolo doveva essere andata in rovina l’antichissima chiesa di Santa Lucia in Septisolio, già citata dall’Anonimo Einsidlense e nel Liber Pontificalis di Leone III (795-811).

Le casupole medioevali che sorgevano intorno alla torre, il molino e alcune abitazioni di fortuna vennero abbattuti nel 1943, quando si pensava di ripristinare il Circo. Gli eventi bellici fecero abbandonare l’ambizioso progetto e la torre si salvò dalla rovina. Alla metà degli anni ’50, nel corso degli scavi per la realizzazione della linea B della Metropolitana, venne raggiunta la falda acquifera che si riversò in superficie, formando un laghetto di acqua pura e trasparente, delizia dei ragazzini della zona.

di Cinzia Dal Maso

20 marzo 2013

 

 

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