A
164 anni dalla sua eroica morte, è stato tributato un omaggio a
Colomba Antonietti, che il 13 giugno del 1849, durante la strenua
difesa della Repubblica Romana assediata dalle truppe francesi
guidate dal generale Oudinot, fu ferita da una palla di cannone
presso il sesto bastione delle mura Gianicolensi.
Suggestivo il racconto dell’episodio nelle parole dello stesso
Giuseppe Garibaldi: quel proiettile "aveva rotto i reni a un
giovane soldato; il giovane soldato posto sopra una lettiga, aveva
incrociate le mani sul petto, levati gli occhi al cielo, e reso
l’estremo fiato. Nel momento che stavano per portarlo all’ambulanza,
un ufficiale si era precipitato sul cadavere e lo aveva coperto di
baci. Quell’uffiziale era Parzio, il giovane soldato era Colomba
Antonietti sua moglie, che lo aveva seguito a Velletri, ed
aveva combattuto al suo fianco il 3 di giugno".
Una
vicenda di autentico patriottismo, ma anche la struggente storia di
un amore finito troppo presto tra la figlia di un fornaio e un
nobile cadetto pontificio, il cui nome esatto era Luigi Porzi. I due
erano andati contro alle rigide convenzioni sociali dell’epoca ed
erano riusciti a sposarsi anche contro il volere delle famiglie.
Colomba, nonostante i suoi 22 anni, da tempo combatteva, in abiti
virili, a fianco del marito.
La
breve ma intensa cerimonia è iniziata sul piazzale davanti
all’ingresso del Museo della Repubblica Romana e della Memoria
Garibaldina ed è stata introdotta da Mara Minasi, direttrice del
Museo. La Banda della Polizia municipale di Roma ha eseguito alcuni
brani, tra cui l’Inno di Garibaldi e il Canto degli Italiani. La
giornalista e scrittrice Annalisa Venditti ha letto alcuni versi di
Giuseppe Ricciardi su Colomba Antonietti, definita dal poeta
"guerriera ardita infra i più arditi".
Quindi
gli intervenuti si sono spostati all’interno del museo, dove Cinzia
Dal Maso, autrice di una biografia di Colomba Antonietti, ha tenuto
una conferenza sulla vita dell’eroina. La giornalista si è
soffermata anche su un argomento poco indagato: la supposta mano
pietrificata di Colomba presentata all’Esposizione Nazionale di
Torino del 1884. "Una volta fatta l’Italia – ha spiegato -
mancava una coscienza nazionale.
Occorreva creare una religione civile, capace di sostituire o
almeno di affiancarsi a quella cattolica per cementare l'unità
morale dei cittadini dei sette stati diversi divenuti Regno
d'Italia. Non solo i parchi si riempirono di busti di eroi, ma anche
la toponomastica venne sconvolta e vecchie denominazioni lasciarono
il posto a quelle di Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi. Il
nuovo stato realizzò il culto delle reliquie laiche degli eroi del
Risorgimento. Tra i cimeli esposti a Torino c’erano il poncho di
Garibaldi e i calzini che l’Eroe dei Due Mondi indossava quando fu
ferito sull’Aspromonte, il cappello di Cattaneo, il colletto di
Gioberti, un fazzoletto di Cavour, la chitarra di Mazzini, il
berretto di Emilio Bandiera, la falange del dito medio della mano
destra di Attilio Bandiera, una ciocca di capelli di Mameli, l’urna
di rosso antico contenente la camicia indossata dall'ufficiale Paolo
Narducci, quando fu ferito mortalmente nella difesa di Roma del
1849, un Brano della tunica di Ciceruacchio, ritrovato
nell'esumazione fattane nel 1867 in Cà –Tiepolo, l’orologio d' oro
appartenuto a Giuditta Tavani, la rivoltella che Enrico Cairoli
impugnava quando cadde a Villa Glori, e per l’appunto, la mano
imbalsamata dal dottor Angelo Comi, di una giovine donna colpita da
mitraglia nell'assedio di Roma del 1849".
Dopo
una rapida visita al Museo della Repubblica Romana e della Memoria
Garibaldina, la cerimonia si è conclusa con la deposizione di una
mazzo di rose bianche presso il busto di Colomba Antonietti nel
Parco della Memoria del Gianicolo.
Tra i
presenti Anita Garibaldi, discendente dell’Eroe, rappresentanti dei
Garibaldini per l’Italia con il presidente Paolo Macoratti,
dell’Istituto Internazionale di Studi Giuseppe Garibaldi con Carlo
Berlich, del Comitato Gianicolo con il presidente Enrico Luciani,
Mirna Verger, discendente di Paolo Narducci, con il marito Carlo de
Angelis, la scrittrice Mirella Matteucci e la restauratrice di
bambole Pierina Cesaretti con il marito.