era nato a Roma il 28 agosto 1889, da Luigi, un operaio
metallurgico, e Anna Maria Polizzi, impiegata in una tipografia. Fu
battezzato in Santa Maria in Traspontina.
Le
modeste condizioni economiche della famiglia lo costrinsero ad
abbandonare ben presto gli studi regolari per trovare un’occupazione
presso un carrozzaio volgare e violento. Nel 1904 lavorò per un
breve periodo presso un pittore specializzato in tele pubblicitarie.
Avendo mostrato una spiccata inclinazione artistica, nel 1905 fu
spinto dalla madre a iscriversi all’Istituto di Belle Arti. Seguì
anche i corsi del Museo artistico industriale, dove conobbe Duilio
Cambellotti, che sarebbe diventato il suo "maestro più dell’animo
che della mano".
La sua
carriera artistica fu intensa e diversificata nel disegno, nella
pittura, nella scultura e nella grafica.
Nel
1915 entrò in collaborazione con lo scultore bresciano Angelo
Zanelli, per l’esecuzione del fregio per l’Altare della Patria. In
questo periodo aveva uno studio in via Andrea Doria 56. Nel 1917
eseguì per il Pincio il busto dell’avvocato irredentista Fabio Filzi.
Seguirono i busti di tre patrioti per il Gianicolo: dei romani Paolo
Narducci e Augusto Valenziani, del 1921, e di Raffaele Cadorna, del
1922. In quegli stessi anni iniziò una intensa attività di
illustratore per vari periodici, come "Emporium", "L’Eroica" o "Le
arti decorative"
Nel
1923 eseguì la moneta da due lire per il Regno d’Italia, con il
profilo di Vittorio Emanuele III sul dritto e il fascio littorio sul
rovescio, particolare che lo fece ritenere legato al regime
fascista, nonostante in quel periodo aderisse ancora al partito
socialista.
Nel
1926 arrivò la prima grande committenza pubblica: il monumento ai
caduti di Benevento. Per la sua realizzazione Morbiducci si stabilì
nello studio di Testaccio, in via Bodoni 83, che non avrebbe mai più
abbandonato. L’amicizia con Marcello Piacentini lo aiutò a ottenere
la commissione per le due porte di bronzo del salone delle adunanze
della casa madre dei Mutilati di Roma, eseguite nel 1928, con
formelle raffiguranti la vittoria e motivi di guerra e fede. L’anno
seguente gli fu affidata l’esecuzione del Monumento ai caduti del
sommergibile Sebastiano Veniero, per il cimitero del Verano, con
l’antieroica e struggente figura bronzea del marinaio che esprime
tutto il vigore e la prestanza di una gioventù donata alla patria.
Nel
1931 il suo bozzetto per il Monumento al Bersagliere di Porta Pia fu
ritenuto dallo stesso Mussolini il più idoneo a esprimere il
carattere popolare del corpo. L’inaugurazione si tenne il 18
settembre del 1932: la figura del bersagliere risultava molto più
composta che nel bozzetto, i ritmi erano concisi e serrati, la
ricerca del realismo estrema. Morbiducci aveva eliminato
l’anacronistica mantellina svolazzante del bozzetto che aveva
causato qualche polemica. L’imponente scultura bronzea, alta circa
quattro metri, ha accenti di estremo realismo, derivato da uno
studio meticoloso della posa, realizzato dal vivo attraverso
modelli. Il milite è raffigurato nel suo caratteristico passo di
corsa. Nella mano destra tiene il fucile e nella sinistra la tromba.
L’accuratezza della lavorazione, rara in opere di tali dimensioni,
mette in luce una minuziosa attenzione ai particolari pur filtrata
da una realizzazione sintetica e plastica. Il bronzo si fa materia
cangiante sotto le mani esperte del Morbiducci, coadiuvato da una
fusione di alta qualità, opera di Bongirolami. La divisa, nei
morbidi panneggi, sembra di vera stoffa consunta dall’uso, come gli
scarponi, che recano le tracce lasciate da lunghe marce. Nel momento
dell’attacco, il soldato volta la testa da un lato, come a guardare
e a rincuorare i suoi compagni, mentre nell’espressione contratta
dal volto si concentrano tensione e preoccupazione.
Nei
capelli trattati quasi graficamente si ritrova una sorta di firma
del Morbiducci, uno stilema che ne accomuna la produzione grafica e
quella scultorea. Sul capo è l’ormai mitico cappello piumato,
emblema del Corpo.
Dal
1933 al 1937 tenne il corso di plastica presso la scuola d’arte
dell’istituto romano di S. Michele.
Nel
1937 fu nominato membro dell’Accademia di San Luca e nel 1938 eseguì
il Discobolo a riposo per lo Stadio dei Marmi di Roma. L’anno
seguente si sposò con Nicoletta Olga De Marchis, da cui ebbe l’unica
figlia, Anna Maria.
Tra le
sue ultime opere monumentali, uno dei Dioscuri per il palazzo della
Civiltà italiana all’EUR. Dopo il secondo conflitto mondiale,
Morbiducci attraversò un periodo di crisi. Nel 1952 si manifestarono
i primi sintomi di una malattia che gli avrebbe portato la paralisi
della mano destra. Continuò comunque a lavorare, prediligendo nuovi
soggetti e forme meno monumentali.
Morì a
Roma il 31 marzo 1963.