L’artista fa confluire i presupposti concettuali del suo lavoro,
uniti a una perizia tecnica straordinaria, nella ricerca con il
vetro, che lo caratterizza nel panorama internazionale da alcuni
decenni.
L’esposizione č promossa da Roma Capitale, Assessorato alle
Politiche Culturali e Centro Storico - Sovrintendenza Capitolina,
con il supporto organizzativo e i servizi museali di Zčtema Progetto
Cultura.
La
prestigiosa sede, riferimento imprescindibile per la sua organica
documentazione delle esperienze legate al vetro e alle arti
applicate, rappresenta una cornice ideale per l’esposizione delle 23
opere, per la maggior parte inedite e legate alla stagione creativa
ancora in corso di Giuman.
Cosě,
opere di grandi dimensioni, sculture e installazioni dialogano con
la luce di Roma e con i colori di Villa Torlonia in un emozionante
percorso, stimolando il visitatore a coglierne analogie o contrasti.
L’artista immagina un mondo di vetro, in cui ogni oggetto, come
contaminato da un virus, si possa cristallizzare nella trasparenza,
riflettendo mille bagliori e contaminando archetipi mitici con
immaginazioni fantastiche.
Si
inizia con il grande Polifemo, nel portico della Casina, che
anticipa ed introduce il viaggio alla mostra e il confronto, non
solo concettuale e materico, con le stanze del Museo.
Con
l’opera monumentale Chiodo, una vetrata di quasi due metri per uno,
l’ispirazione fa omaggio a quella giŕ esistente di Duilio
Cambellotti: il disegno rigoroso e geometrico che la caratterizza č
enfatizzato per contrasto dai toni accessi e morbidamente sfumati
l’uno nell’altro. Simbolico č il dialogo tra l’opera Carovana e la
Stanza dei Trifogli che la ospita, dove i simboli della rosa e della
cometa, presenti nello stemma Torlonia, richiamano allegoricamente
la meta del cammino e invitano a spedizioni immaginarie.
Nella
Stanza delle rondini l’opera Volare senza ali riprende il tema del
volo con vetri dipinti a gran fuoco, sovrapposti e tenuti dal piombo
come per le vetrate storiche. Il blu e gli azzurri, colori che
caratterizzano l’opera, si accostano a quelli presenti nella stanza.
O ancora, con legame meno intuitivo ma altrettanto forte, nella
Stanza della fata l’opera Narciso dialoga per contrasto formale con
i vetri opalescenti, impreziositi da gemme, della vetrata di
Cambellotti.