Purtroppo anche questa porta ormai non c’è più. Era stata aperta in
un secondo tempo nelle Mura Leonine, fatte costruire dal pontefice
Leone IV tra l’847 e l’852 per proteggere la basilica di San Pietro
e il Vaticano dal pericolo di incursioni saracene. L’epoca della sua
apertura non è del tutto sicura, ma la si può ritenere posteriore al
ritorno dei Papi dalla cattività avignonese (1377). Infatti in
quell’occasione i pontefici fissarono definitivamente la loro dimora
in Vaticano e le sole tre porte della cinta leonina si rivelarono
insufficienti.
In
origine veniva chiamata porta ad Terrionem, da una località poco
distante. La denominazione si trova già in un documento del 1405. La
porta fu rifatta da Alessandro VI intorno al 1500 con un’elegante
cornice in bugne di travertino. Da qui iniziò, nel 1527, l’attacco
dei lanzichenecchi che misero a ferro e fuoco la città. Il nome
della porta venne poi cambiato in Turrionis, in riferimento al
poderoso torrione – ora all’imbocco dell’attuale galleria Principe
Amedeo - che la fiancheggiava e di cui non si conosce la data di
costruzione. Di certo si sa che fu restaurato al tempo di Paolo III
(1534 – 49) da Antonio da Sangallo il Giovane. Infine prese la
denominazione di porta Cavalleggeri quando Pio IV (1559-65), intorno
al 1560, fece demolire un analogo torrione dall’altro lato della
porta per fare posto agli alloggi e alle scuderie della guardia a
cavallo con armatura leggera che faceva da scorta al pontefice
quando usciva dal territorio del Vaticano. Ancora per i
Cavalleggeri, e per pubblica utilità, il papa aveva fatto sistemare
una graziosa fontanina a ridosso delle mura, con una vasca in cui si
potevano abbeverare i cavalli. La fontanina era alimentata da una
vena d’acqua abbondante e di ottima qualità, rinvenuta durante gli
sbancamenti effettuati per estrarre sabbie e argille sabbiose
destinate alle vicine fornaci per laterizi lungo le pendici del
colle gianicolense. Alla fine dell’Ottocento l’acqua fu definita
limpidissima, con temperatura variabile.
Intorno
al 1587 la porta fu restaurata da un tale Silverio di Cagnano, che
fu pagato con i proventi della tassa sui cocchi.
Dal
Diario del Cracas si viene a sapere che l’11 settembre del 1745 il
palio dei berberi fu fatto fuori porta Cavalleggeri e vinto dalla
casa Rospigliosi.
Purtroppo nel 1904, per i lavori di ampliamento della piazza del S.
Uffizio, fu demolito il tratto delle mura vaticane comprendente
porta Cavalleggeri, i cui resti sono stati murati qualche metro più
in là, sul muro superstite. Sopra l’arco e nella chiave di volta si
vedono i due stemmi della famiglia Borgia che erano stati posti da
Alessandro VI a memoria del suo restauro.
Nel
1942, per aprire la galleria che passa sotto il Gianicolo, anche il
fontanile dell’Acqua Pia fu demolito e spostato con le sue lapidi e
i suoi stemmi sul muro nei pressi di largo di Porta Cavalleggeri.
Oggi
appare come un’elegante fontanina alimentata da tre cannelle, di cui
quella centrale ornata da una testa di leone, che buttano acqua in
un antico sarcofago marmoreo di epoca romana poggiato su due zoccoli
marmorei e finemente lavorato con una strigilatura a bassorilievo.
Sul
muro, al di sopra della testa leonina, sono sistemate due epigrafi.
Quella più in alto, tra lo stemma di Pio IV e quello della città di
Roma, ricorda il dono della fontana da parte del Pontefice: PIUS
IIII PONT. MAX UTILITI PUBLICE ET CUSTODIE EQUITUM PONT ANO SAL
MDLXV.
Una
seconda epigrafe testimonia il restauro effettuato nel 1713 per
volere di papa Clemente XI Albani, nel quattordicesimo anno del suo
pontificato.
Nel
1982 è stata misurata la temperatura dell’acqua, che è risultata di
12,2 gradi centigradi.