Una
tradizione ormai consolidata vede in San Valentino il protettore degli
innamorati, anche se non se ne conoscono bene i motivi. Certo, non è da
trascurare il fatto che nell’antica Roma il 15 febbraio si celebrava una
movimentata festa della fertilità, i lupercalia. C’è anche chi si vorrebbe
rifare a una leggenda medioevale, secondo cui il 14 febbraio inizierebbe il
periodo di accoppiamento degli uccelli.
In ogni caso, a
Roma c’è più di un luogo legato alla memoria di San Valentino. Innanzi tutto la
Catacomba sulla via Flaminia, dove il culto del martire è ora rafforzato da
un’epigrafe marmorea del V secolo a. C. recuperata qualche anno fa dal reparto
operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio
culturale. In essa, un medico di nome Pastor chiedeva la protezione di San
Valentino, esprimendo il proprio desiderio di essere seppellito il più vicino
possibile alla sua tomba.
C’è poi la chiesa
di Santa Maria in Cosmedin, assediata negli orari di apertura dagli immancabili
turisti che fanno la fila per infilare la mano nella "Bocca della verità", in
realtà un grande mascherone rotondo in marmo di epoca romana, che doveva
costituire il chiusino di una cloaca. Sotto la chiesa è una suggestiva cripta,
scavata per volere di papa Adriano I nel basamento dell’Ara Massima di Ercole,
di cui si vedono alcuni blocchi di tufo dell’Aniene. Tra le reliquie contenute
nell’altare della cripta, montato su colonnine, è un teschio ritenuto di San
Valentino, che il 14 febbraio viene mostrato ai fedeli cinto da una corona di
rose.