E’
stata ritrovata dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma e riconsegnata
all’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza
Capitolina la testa in bronzo del satirello della Fonte Gaia di Villa Borghese
che era stata mozzata e trafugata nella notte di Halloween del 2010. Il gruppo
scultoreo, composto di tre figure rappresentanti una famiglia di satiri – un
maschio e una femmina sorreggenti il piccolo che divora un grappolo d’uva - era
già stato restaurato dall’ISCR nel 2009. Si tratta di un importante ritrovamento
a contrasto del mercato illegale dei beni del patrimonio artistico.
La
fontana era stata realizzata per il Governatorato di Roma nel 1929 da Giovanni
Nicolini, nato a Palermo nel 1872 e morto a Roma nel 1956. Figlio di un
decoratore e nipote di uno scultore, studiò presso la scuola d'arte applicata
all'industria di Vincenzo Ragusa. Esordì presentando una serie di bronzi
all'Esposizione nazionale di Palermo del 1891. Grazie al sostegno del Comune di
Palermo, vinse una borsa di studio per Roma, dove divenne allievo di Giulio
Monteverde. Dopo un'iniziale adesione al liberty, optò per linguaggi più
celebrativi ed enfatici. Prese parte a numerose mostre in Italia e all'estero,
riscuotendo ampi consensi. Per il monumento a Vittorio Emanuele II eseguì nel
1911 il gruppo "Il trionfo della politica", il cui bozzetto venne utilizzato
anche per l’omonimo gruppo sul ponte Vittorio Emanuele II. Dello stesso anno è
il busto marmoreo di Colomba Antonietti per la Passeggiata del Gianicolo. La
fontana fu al centro di una curiosa controversia: anche se completata da tempo,
fu collocata solo all’inizio del 1929. Giovanni Nicolini, infatti, aveva
promesso di fornire l’opera all’amministrazione comunale a un prezzo di favore,
a patto che venisse posta all’interno del Giardino del Lago. Il Comune, però,
era intenzionato a sistemarla a villa Aldobrandini. Dopo una lunga trattativa,
lo scultore ebbe la meglio. La cornice superiore della vera da pozzo su cui
poggiano i satiri ha un’iscrizione in latino con il nome dell’autore della
fontana e la data dell’opera. Sul retro del satiro maschio, in basso, è inciso
il nome della fonderia Laganà di Napoli, dove il gruppo bronzeo è stato
realizzato.
Il
recupero è frutto di un’intensa e costante attività info-investigativa delle
Fiamme Gialle del II gruppo, che sono riuscite a circoscrivere e monitorare la
zona del presunto occultamento. Quindi l’opera è stata ritrovata con l’aiuto del
metal detector nella pineta di Ostia, in località Acque Rosse, prospiciente via
dei Pescatori e via Mar dei Coralli, quando era già pronta per essere collocata
sul mercato illegale estero. In Italia, infatti, non poteva essere venduta a
causa del suo notevole valore, ma soprattutto per la sua notorietà. I ladri,
agendo con una sega nella zona posteriore del collo del satirello, avevano
provocato il cedimento di una saldatura originale nella zona anteriore del collo
e determinato il distacco, lasciando un brandello di metallo sollevato. Anche la
figura del fauno maschio adulto presenta profondi graffi all’altezza del collo
provocati dal tentativo di seghettatura.
La
società Il Cenacolo - Conoscere e Conservare s.r.l., - che subito dopo il furto
aveva proposto di restaurare a proprie spese la fontana,
realizzando una copia della testa del piccolo fauno, grazie all’utilizzo del
bozzetto originale dell’artista messo cortesemente a disposizione dalla famiglia
Nicolini - si è resa disponibile a eseguire il restauro e il riposizionamento
della testa originale recuperata, sotto la direzione tecnico-scientifica della
Sovrintendenza Capitolina.