La
lunga storia di un monumento
Il
mausoleo di Lucilio Peto
Dopo una lunga campagna di restauri,
nell’agosto del 2010 è stato riaperto al pubblico il Mausoleo di
Lucilio Peto, in Via Salaria 125 b, un’imponente struttura funeraria
a pianta circolare. Il suo pavimento si trova a circa sette metri
sotto il piano stradale. Venne scoperto nel 1887, mentre si
costruiva un muro di cinta della soprastante vigna del cavaliere
Cesare Bertone. Sopra il basso tamburo, con diametro di oltre 35
metri e un’altezza di circa 5 metri, si elevava un cono di terra,
solo parzialmente conservato, che doveva far raggiungere al
monumento un’altezza complessiva di 16 metri. Il tamburo è in opera
cementizia rivestita da blocchi di travertino e termina con
un’elegante cornice dentellata. Visibile dalla Salaria è la grande
lastra in marmo lunense con l’iscrizione su tre righe in caratteri
molto curati e bordata da un kymation lesbio con palmette angolari.
Vi si apprende che il mausoleo era stato fatto da Marco Lucilio
Peto, figlio di Marco, mentre era ancora vivo, per sé e per la
sorella Lucilia Polla. Lucilio Peto apparteneva alla tribù Scaptia
ed aveva rivestito prestigiose cariche pubbliche: tribuno militare,
prefetto dei fabbri e prefetto dei cavalieri.Ad est del mausoleo
corre un muro a blocchi di tufo, oggi interrato per motivi di
conservazione, che doveva costituire parte della recinzione del
sepolcreto che si estendeva tra la Salaria e la Pinciana.Vicino ci
dovevano essere altre tombe di liberti legati alla gens Lucilia, di
cui sono state rinvenute alcune iscrizioni. Un lungo dromos dalla
parte opposta alla strada, porta alla camera sepolcrale a croce
greca, coperta da volta a botte lunettata. Si conserva solo uno dei
letti funerari che erano ospitati in ciascuna delle tre nicchie.
Lucilio Peto non è nominato in nessuna altra fonte, quindi la
datazione della tomba deve essere ricavata dalla sua tipologia, che
la fa inquadrare all’inizio dell’età imperiale, ossia alla fine del
I sec. a.C. Dopo circa un secolo, in epoca traianea, il tumulo subì
un brusco innalzamento del piano di calpestio. Dovette rimanere
interrato fin quasi al coronamento, visto che al tamburo si
appoggiarono alcuni ipogei in laterizio ritrovati ma anche distrutti
durante gli scavi ottocenteschi. Secondo Rodolfo Lanciani, sul
sepolcreto era stata accumulata la terra proveniente dallo
sbancamento della sella tra Quirinale e Campidoglio, effettuato per
fare posto al Foro di Traiano. Nel corso del IV secolo nel mausoleo
fu ricavata una piccola catacomba: due file di loculi vennero
scavate nelle pareti del corridoio, quindi si realizzò una vera e
propria galleria con loculi disposti su più piani, scavati nel banco
di tufo. Fu iniziato anche lo scavo di due diramazioni laterali, mai
utilizzate. Sono state rilevate circa ottanta sepolture, prive di
iscrizioni, la metà delle quali di bambini. Solo recentemente è
stata identificata un’iscrizione lunga circa due metri. La
semplicità e la povertà delle sepolture lasciano supporre che la
catacomba sia appartenuta a una piccola comunità di umili condizioni
sociali. Si doveva trattare di un grande nucleo familiare o di un
collegio di religione pagana. Gli elementi marmorei di rivestimento
del mausoleo e le suppellettili furono asportati già nel corso del
IV secolo. Il saccheggio proseguì nel XVI e nel XVII secolo. Anche
le sepolture vennero profanate. Una delle nicchie della camera
sepolcrale prosegue con un moderno cunicolo, posteriore al 1940, che
testimonia come il monumento sia stato usato – certo come rifugio –
anche nel corso della seconda guerra mondiale.
di Cinzia Dal Maso
07 dicembre 2013
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